martedì 11 dicembre 2018
Vale la pena di perdere le libertà fondamentali dell’individuo e lo stato di diritto in cambio di quello che abbiamo sotto gli occhi? Tra i tanti dibattiti che potrebbero venire aperti sulle maniere di curare le tendenze alla protesta autodistruttiva (vedi Francia o noTav italiani) in Europa e la furbata di quelle forze che puntano sul populismo (più o meno incoraggiato dalla Russia di Putin) come scorciatoia verso il consenso e quindi verso la presa del potere ne manca una fondamentale: la cura omeopatica. Cioè curare un male di un messaggio diretto e ingannevole con una piccola dose ultra diluita – così come nelle medicine omeopatiche – dello stesso veleno. E quel veleno si chiama comunicazione, che è agli antipodi dell’informazione.
Una comunicazione che però dovrebbe a un tempo essere diretta come quella populista ma anche vera e non solo verosimile. Posto quindi che le generazioni più giovani rifiutano lo studio e l’apprendimento approfondito come metodo di formazione, si può loro inviare un segnale “terra terra”: “vi piace essere liberi, fare quel cavolo che volete nelle discoteche, viaggiare senza vincoli particolari in Europa e in mezzo mondo, essere ritenuti innocenti se indagati fino al terzo grado di giudizio, frequentare scuole, ospedali e carceri in cui non si perda la vita se si ha l’avventura o la sventura di passarvi un periodo della vostra esistenza e via dicendo?” Ebbene, se la risposta sarà sì, per voi giovani l’unica possibilità di conservare le libertà che chi vi ha preceduto ha donato a questo paese - che usciva da una guerra persa e da una dittatura che tali libertà non garantiva affatto – è quella di abbandonare il voto di protesta ed identitario per tornare a quello ragionevole e consapevole.
Conviene essere liberali insomma e non sovranisti proprio perché quello che si perde, in caso contrario, sopravanza di gran lunga quel che si guadagna. Tanto la povertà non la elimina la protesta, lo diceva anche il più povero di tutti, Gesù Cristo, quello che si era fatto povero tra i poveri per dare l’esempio, mica per instaurare uno stato autoritario come quello che sognano i vari Salvini e Orban d’Europa. E proprio Gesù – e chi scrive non è di certo un fanatico della religione – dava il messaggio più liberale e anti populista possibile quando Giuda gli rimproverava di farsi viziare dalla Maddalena con costosi oli ed unguenti. “Ci saranno sempre i poveri, la povertà non può venire combattuta con i simboli”. Bisogna amare i poveri non il pauperismo. Tipo tagliare le pensioni alte a chi già ne gode essendosele pagate con i propri versamenti. O tagliando i contributi per la cultura, lo spettacolo, l’editoria.
Per combattere la povertà insomma occorrono misure per arricchire i poveri non quelle per impoverire i ricchi. E forse un messaggio diretto - ma vero – può essere la maniera, uscendo dall’accademia che tanto non la segue quasi nessuno se non gli stessi accademici e pochi curiosi intellettuali, di combattere il populismo. Che si basa su altrettanti messaggi diretti. Però falsi. Occorrerebbe rifletterci su questa possibilità della cura omeopatica contro il cosiddetto populismo. Che volendo, tanto per rimanere in tema sulla disinformazione di stampo grillino, potrebbe essere considerata anche una sorta di vaccino. Altro termine odiato da questa gentaglia.
di Dimitri Buffa