Sine grano salis

lunedì 3 dicembre 2018


Parafrasando e senza offesa la “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, la locuzione “sine grano salis” vogliamo utilizzarla per indicare un Governo che ha completamente perso la bussola, ammesso che l’abbia mai avuta.

Del resto la realtà dei conti e del Paese sta smontando giorno dopo giorno, le scelleratezze di una manovra nata dalla somma di bugie elettorali, piuttosto che dal “sale in zucca”. Ecco perché l’Europa ci ha diffidati e costretti ad una retromarcia che, se è utile per l’Italia, è desolante per l’incapacità di questo Governo. Oltretutto, e qui si sfiora il ridicolo, specialmente sul versante grillino si insiste nel dichiarare che non ci sarà alcun tradimento delle promesse elettorali, incredibile ma vero. A parte il fatto che il tradimento si è già consumato, obbligando gli italiani a pagare in termini di spread tre mesi di “idiozie politiche” e di annunci scriteriati, sopra una manovra a dir poco assurda. Ma se questo non bastasse, si concretizzerà ulteriormente con il voto finale su un provvedimento che non avrà, per fortuna aggiungiamo noi, più nulla o quasi di quello originale.

Insomma, viene da ridere a sentire Luigi Di Maio e compagnia cantante insistere nel parlare di coerenza e linearità coi presupposti del contratto di programma. Quale coerenza può esserci nell’avere sottoposto il Paese ad una figuraccia con la Ue, ad uno stress sui mercati, una fuga di capitali, ad un aumento dell’onere sul debito, all’incremento della disoccupazione, francamente devono spiegarcelo.

Ma in aggiunta a tutto ciò, quale coerenza può esserci nel costringere, per via di una sfrontatezza politica illimitata, il premier Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria ad una Canossa con la Commissione europea che poteva e doveva evitarsi. Insieme a tanti, tantissimi altri, da settimane scriviamo della scriteriatezza di una finanziaria che, a partire dal reddito, è inutile, dannosa, insostenibile e antieconomica. Eppure tutti insieme ci siamo presi dai grillini, accuse, insolenze, attacchi e offese di ogni tipo, perché nemici, complottisti e servi dei padroni, quando invece avevamo solo ragione e basta.

Sta tutta qua la sintesi della tracotanza, della rozzezza dei pentastellati, che sbagliano, e anziché chiedere scusa si scagliano contro i giornali per camuffare nel polverone la loro ignoranza e inadeguatezza. La realtà è che l’Italia stava male, per via degli errori dei governi precedenti, della polvere nascosta sotto i tappeti, ma da sei mesi, che piaccia o meno, è peggiorata nel clima, nei conti e nelle aspettative. Siamo insomma alla conferma dei grillini, a Roma, a Torino oppure Livorno, non sono diversi, anzi peggiori, in termini di risultati. Non c’è cambiamento, ma c’è solo prepotenza, ipocrisia politica e scarsa considerazione della democrazia.

Per questo rinnoviamo a Matteo Salvini l’appello a chiudere l’esperimento, che oltretutto rischia di trascinarlo in un vortice di malessere elettorale, che prima o poi si farà sentire. Finiremo con una finanziaria rabberciata, rattoppata di toppe peggiori dei buchi, piena di pezze a colori e di contentini. All’Italia serve altro, molto altro, caro Salvini.


di Alfredo Mosca