Ora si manovra per falsificare la manovra

venerdì 30 novembre 2018


Varata in Parlamento la “manovra” sul bilancio del 2019 per “coprire”, cioè “attappare”, nascondere lo “sbilancio”, il deficit cresciuto per le operazioni pre-elettorali dei partiti di governo e preso atto della bocciatura di tutta l’operazione da parte degli organismi dell’Unione europea, aperta, a nostro carico, in altre parole la procedura di infrazione, è cominciata la trattativa con l’Europa per “superare” questa che pare proprio sia una delle più gravi crisi nei rapporti comunitari.

La trattativa è cominciata, con un gesto con il quale si chiudono le trattative andate a male. Alla frase strafottente di Matteo Salvini si è aggiunto il linguaggio sentenziosamente imbecille di Luigi Di Maio, che ha fatto sapere agli organismi europei che la stabilità sociale è più importante delle norme. Come a dire che è inutile stabilire delle norme e fesso chi le rispetti, come nell’impresa del Di Maio padre.

Le norme servono quando conviene. Altrimenti la “stabilità sociale” ognuno se la gioca come vuole: assumendo in nero il personale o travolgendo i limiti del deficit. Ma secondo le notizie in cui si accavallano con le “manifestazioni di buona volontà” che si alternerebbero agli scambi di dure battute, vi sarebbe un lavoro di “limatura” della manovra: niente che possa essere considerato un benché piccolo passo indietro. Insomma, qualcosa tanto per dire che oltre agli insulti di Salvini ed alle storiche proposizioni di Di Maio, qualcosa a questi gonzi di europei bisogna pur fargliela balenare. Peggio che andar di notte.

Io non capisco un tubo di bilanci (a cominciare da quello mio personale). Ma un po’ di aritmetica hanno cercato di insegnarmela da piccolo. È quindi con preoccupazione, e non per certo il buon nome dell’irremovibilità nella difesa delle priorità della stabilità sociale predicata da Di Maio ma, invece, per la reale consistenza del deficit e tollerabilità di oggi e, soprattutto, di quella di domani.

Apprendiamo, infatti, che tra le “limature” da offrire ai quei gonzi di europei ed ai loro arcigni funzionari, c’è la contabilizzazione del “risparmio” che il ritardo della applicazione delle norme per realizzare il “Reddito di cittadinanza” che non sarà distribuito prima di febbraio e quella per la modifica del sistema pensionistico (che non interverrà prima di marzo) importeranno sulla spesa che non sarà di 12/12 del totale annuo previsto, ma del 11/12 e del 10/12.

Chiaro? Il bilancio è quello del 2019 ma la spesa è quella di un o due dodicesimi di quella annata. Il che significa che oggi ci “godiamo” la “limatura” di queste due o tre mensilità in meno. Ma il debito ed il deficit resta per l’anno 2020 già bello e pronto per un’altra bagarre e magari una nuova manovra. L’arte del vivere con i debiti non è nuova per i singoli e non è nuova nemmeno per gli Stati.

Però è nuova la faccia tosta dei cosiddetti governanti che, in pratica, “limano” il bilancio, aggiungendo debito a debito con gran disinvoltura. Una volta certi espedienti portavano dritti alla incriminazione per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Ma nella specie questi sono spauracchi, riservati ai papà, non ai figli. Siamo governati da “figli di papà”. Anche se la gente usa altri termini e qualifiche diversamente le loro ascendenze.


di Mauro Mellini