Global Impact

venerdì 30 novembre 2018


“Global Compact (for Migration)”, o “Global Impact”? A dire il vero, dopo averlo letto tutto, l’impressione che si ha è di veder impattare sulla terra un asteroide della dimensione del nostro beneamato satellite. Suddiviso in altrettanti, corposi ventitré frammenti, tanti quanti sono i principi-guida che caratterizzano l’Accordo suddetto. In sostanza, si tratta di un attacco su tutti i fronti sferrato dai grandi poteri planetari che intendono utilizzare il politicamente corretto, il multiculturalismo e il multilateralismo per demolire quello che resta del baluardo giudaico-cristiano e dei valori ancestrali dell’Occidente, compreso il diritto inalienabile degli Stati di essere padroni in casa propria. Già alcuni tra i più avveduti hanno messo in chiaro come la scelta di fondo sia quella di privilegiare a ogni costo (o meglio: addossandone tutti i costi ai Paesi più sviluppati!) il diritto a emigrare, anziché dare risalto al suo esatto opposto: restare dove si è nati lavorando e lottando per viverci meglio. Infatti, se i nostri poveri migranti all’inizio del Novecento avessero trovato poteri economici, amministrativi e politici in grado di garantire loro pane e lavoro sarebbero mai emigrati? No di certo.

Ebbene, invece che affrontare davvero i temi devastanti di fondo delle migrazioni epocali, come il dilagare sia del crimine organizzato e dell’insicurezza che nega l’incolumità dei residenti e minaccia i loro beni, sia delle satrapie (saldamente rappresentate all’Onu) che depredano, uccidono e perseguitano i popoli a loro sottomessi, le Nazioni Unite che fanno? Stilano un vademecum internazionale per cui si danno amplissime tutele a miliardi di persone per andare a cercarsi migliore fortuna altrove, gravando sui già ristretti margini di welfare dei Paesi occidentali. La nuova formula magica è “Il Migrante” al quale debbono essere garantite le cure e l’accoglienza rispettosa delle regole internazionali sui diritti umani. Quindi, lavoro, casa, assistenza per tutti. Nessuno è più clandestino e chi affronta a suo rischio e pericolo la traversata in mare ha diritto a vedersi soccorso, trasferito e assistito nei Paesi di approdo del Vecchio e del Nuovo Continente. Vorrò proprio vedere se Cina, Russia, Paesi del Golfo e così via accetteranno di essere terra di accoglienza per tutti i disgraziati dell’Africa o dell’America Latina, che si appelleranno al Migrant Compact per impedire a chiunque di rispedirli indietro.

Tra l’altro, le misure previste costituiscono un favoloso incentivo per tutti gli Stati africani super popolati a scaricare su di noi la maggior parte dei loro problemi di natalità e di disoccupazione, lasciando partire centinaia di milioni di giovani in età da lavoro di cui poi l’Occidente (ed è detto a chiare lettere nell’accordo!) dovrà farsi carico della formazione, della scolarizzazione di base e dei ricongiungimenti. Nemmeno una parola, una sola per favorire in ogni modo il controllo delle nascite, poiché si crede che alla fine tutti possano e debbano vivere all’occidentale! Un vero crimine nei confronti dell’equilibrio della Terra che, semmai, ha assoluto bisogno di essere protetta da noi e dai migranti dall’abuso e dallo spreco delle sue limitate risorse! Non una parola sulle sanzioni che dovrebbero colpire quei Paesi d’origine che non si prodigano in ogni modo per favorire il miglioramento delle condizioni di vita dei propri cittadini al loro interno. Leggetelo bene e annoterete un’impressionante elenco di obblighi che sono fatti agli sfortunatissimi Paesi d’accoglienza, che non si possono permettere di opporre il benché minimo ostacolo (anzi, debbono garantire assistenza legale, sanitaria e quanto altro) al diritto dei migranti a rimanere sul loro territorio. Salviamoci: emendiamo la Costituzione e rendiamo obbligatorio il referendum popolare per l’approvazione dei Trattati internazionali!


di Maurizio Guaitoli