lunedì 22 ottobre 2018
La flebile speranza dell’Ue che l’Italia cambiasse la manovra, sopravvissuta nel week-end soprattutto dopo il declassamento di Moody’s, è tramontata del tutto non appena ricevuta la lettera del ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
La Commissione si stava preparando comunque già dal vertice europeo di giovedì scorso ad alzare il tiro contro l’Italia, ed aveva infatti deciso di inserire il caso all’ordine del giorno della riunione di martedì a Strasburgo. Obiettivo: respingere ufficialmente la manovra e chiederne una nuova. Bruxelles, spiegano fonti europee, non ha altra scelta. Troppe volte ha concesso flessibilità all’Italia, stressando le regole del Patto fino a provocare l’irritazione di molti membri della zona euro. Ora, quegli stessi membri, da Nord a Sud, le chiedono di essere inflessibile e di non concedere più sconti soprattutto a un Governo che mette apertamente in discussione le regole comuni. Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, assieme al suo ministro delle Finanze, ricordano anche oggi i timori degli altri partner dell’Eurozona: una violazione delle regole, se restasse impunita, spingerebbe altri Paesi a fare altrettanto. Perciò “la Commissione europea deve respingere la manovra” italiana.
I commissari, domani riuniti a Strasburgo, avranno una discussione ormai scontata proprio su questo: respingere il Documento programmatico di bilancio, che già hanno giudicato in palese e grave violazione delle regole in ben due lettere, chiedendo di inviarne uno nuovo. A quel punto il Governo avrà tre settimane (ovvero fino al 13 novembre) per soddisfare la richiesta, e la Commissione altre tre per valutarlo. Vista l’intransigenza italiana, Bruxelles intende dare un segnale chiaro con una mossa che finora non ha precedenti: la possibilità di rigettare la manovra è stata introdotta nel 2013, ma non è mai stata usata. Così come non è mai stata aperta una procedura per debito eccessivo. E anche su questo l’Italia rischia di fare da apripista se non correggerà i saldi. Eurostat ha tra l’altro proprio oggi leggermente rivisto al rialzo il deficit 2017, che ora è confermato al 2,4%. Anche se la manovra verrà rigettata, il commissario Moscovici assicura che il dialogo resterà aperto, perché nessuno vuole una crisi con Roma.
“Non bisogna andare nel panico, l’Italia non è la Grecia”, ricorda anche oggi il presidente del Fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling. Il confronto tra Ue e Governo quindi proseguirà, tanto che il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno si dice fiducioso che alla fine si troverà un punto d’incontro. Tanto più che l’arma che ha in mano la Commissione, cioè la procedura per deficit, è piuttosto a lungo termine: pur volendo accelerare i tempi, come dimostra la decisione di domani, le tappe per arrivare alla procedura sono molteplici, vanno validate tutte dall’Ecofin, che si riunisce soltanto una volta al mese, e quelle per arrivare alle sanzioni sono ancora di più. Tutto il procedimento, insomma, non durerebbe meno di 5-6 mesi. La decisione finale andrebbe quindi presa praticamente a ridosso delle europee.
di Redazione