La sfinge Ue gelida su Grecia, Brexit e dazi Usa

mercoledì 25 luglio 2018


Il dito accusatorio dell’intero pianeta è puntato contro il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, reo secondo più fonti di fare gli interessi delle banche del centro Europa. In nome di queste ultime avrebbe favorito le speculazioni in danno dei Paesi più poveri dell’Ue.

A remare contro l’Unione europea anche il gelo verso l’ultima tragedia greca: i 48 focolai simultanei che, in cinque diversi fronti, hanno assediato Atene con le fiamme. Il governo greco ha chiesto aiuto all’Usa di Donald Trump dopo le poche attenzioni dello staff di Juncker. Proprio i droni Uav, messi a disposizione dagli Usa per le attività di monitoraggio e coordinamento dei soccorsi, hanno evidenziato come tutti i focolai del maxi-incendio fossero dolosi, provocati da unica regia che avrebbe gestito più di cinquanta sabotatori esperti in incendi. Quindi non opera di piromani occasionali, ma di uomini al soldo di speculatori internazionali.

Il premier greco Alexīs Tsipras ha parlato di “minaccia asimmetrica” che si starebbe abbattendo sul Paese. C’è un tentativo di ulteriore destabilizzazione della Grecia, ad opera di holding immobiliari collegate a banche d’affari lussemburghesi, belghe, olandesi e tedesche. Sull’argomento speculatori Tsipras ha detto “quando verrà il momento faremo le valutazioni che dobbiamo”.

La Grecia ha dovuto formalmente chiedere aiuto all’Unione europea per spegnere i violenti incendi che accerchiano Atene: più di cento morti e migliaia di case distrutte, quasi centomila persone in fuga. Ma sembra l’Ue starebbe valutando la cosa, e secondo rimpalli di competenza e iter burocratici vari. A chi interessa la Grecia? Attualmente tutti i villaggi turistici sulle isole, con relativi porti, aeroporti… sono ormai di proprietà di società riconducibili a multinazionali del nord Europa: è la contropartita chiesta cinque anni fa dalle banche Ue per non far fallire la Grecia. Ma ciò non sarebbe bastato. Speculatori immobiliari internazionali avrebbero proposto di trasformare la parte monumentale della Grecia continentale in una sorta di “Pergamonmuseum” all’aperto, con enorme ricaduta turistica, riconvertendo gran parte dei quartieri di Atene in plaghe alberghiere. E i residenti? Che fine farebbero i greci con reddito medio-basso? Uno studio finanziario avrebbe già previsto nel 2011 la loro migrazione nel mondo.

Lo sconcerto su queste situazioni sta indignando molti potenti della terra, immediata la solidarietà di Vladimir Putin oltre che di Donald Trump. Ma l’Europa tace su tutti i fronti, dagli incendi al commerciale passando per credito e agricoltura.

“Ho detto all’Europa di cambiare ma non vogliono cambiare. Allora ok, metteremo i dazi sulle vostre auto”: così Donald Trump, alla vigilia della visita alla Casa Bianca di Jean-Claude Juncker. “Quello che ci sta facendo la Ue è incredibile, quanto male… - ha affermato il tycoon - Stanno venendo a incontrarmi alla Casa Bianca. Vendono milioni di macchine, Mercedes, Bmw, così tante auto... e non parliamo di altri fronti”.

Sconcertati anche i britannici per la freddezza con cui l’Ue sta liquidando la Brexit. Il premier Theresa May ha preso direttamente il controllo dei negoziati sulla Brexit dei mesi finali: è in una fase delicatissima. La May assume così la responsabilità complessiva di preparare e condurre i negoziati con Bruxelles, affidando un ruolo cruciale nella definizione delle strategie al suo consigliere Oliver Robbins: pur facendosi rappresentare come vice al tavolo delle trattative con il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, e dal neo ministro per la Brexit, Dominic Raab.

Nei negoziati di Bruxelles, il ministro per la Brexit si limiterà di fatto a rappresentare la premier e a seguirne le direttive. La May insiste col dire di non volere questo divorzio, ma ammette come ormai Bruxelles sia gelida e concentrata sull’obiettivo “uscita liscia dall’Ue entro marzo 2019”. Tempi stringenti per la Gran Bretagna, che sta valutando norma per norma come comportarsi in futuro con cittadini e merci di provenienza Ue, come anche in venturi accordi bilaterali in tutte le materie. Intanto molti s’interrogano sull’arroganza dei poteri Ue che, in fin dei conti, stanno cagionando la morte dell’unità politica europea.


di Ruggiero Capone