venerdì 13 luglio 2018
Per la prima volta Matteo Salvini esce malconcio da una vicenda di migranti. La possanza del capo dello Stato, detentore di un potere di veto tanto poco costituzionale quanto effettivo (dopo la vicenda Savona), pone difatti fine al braccio di ferro tra il ministro dell’Interno e il resto del mondo (ministri Toniolo, Moavero e Trenta tra i tanti). Gli oltre 30 migranti sono sbarcati. Nessuno con le manette mentre i dubbi sulla vera natura del tentato ammutinamento sulla Vos Thalassa non si sciolgono.
Intanto la nave, con bandiera italiana ma comandante ed equipaggio olandesi, viaggia spedita verso nord (d’Italia o d’Europa?). Così è legittimo chiedersi: questa vicenda farà venire meno la decisione di bloccare sempre e comunque le Ong (che forse stanno dietro la vicenda Vos Thalassa) e riconoscere nella Libia l’unica autorità deputata a raccogliere i migranti in difficoltà? Perché qualche dubbio è legittimo, nonostante la convergenza che i ministri degli Interni tedesco, austriaco e italiano hanno ostentata ad Innsbruck.
Il Quirinale continuerà a farsi sentire. Le domande allora diventano: da dove deriva al capo dello Stato l’autorità per imporre al Governo decisioni che sarebbero esclusivamente di competenza sua o di alcuni ministri? E poi: da dove deriva l’accondiscendenza del Governo nei confronti di indicazioni del capo dello Stato che appaiono non coerenti dell’indirizzo politico della maggioranza che lo sostiene?
Mortati scriveva che il Presidente della Repubblica non ha alcun diritto di veto sui nomi dei Ministri eppure questo presidente l’ha esercitato. E con successo.
Aggiungeva anche che l’indirizzo politico è di esclusiva competenza del Governo eppure questo presidente ha emanato una direttiva in tema di ordine pubblico ed il Governo si è adeguato. Mettendo in imbarazzo il ministro dell’Interno, per non dire che lo ha sconfessato.
Tutto ciò cosa significa: che la Terza Repubblica striscia verso il presidenzialismo ovvero che questo Governo nasce su un compromesso che gli impone limiti invalicabili? In totale si tratta di quattro interrogativi che dovrebbero inquietare tutti i cittadini perché toccano l’equilibrio tra i poteri dello Stato e la natura neutra del capo dello Stato. Non si tratta di stare con o contro Salvini, la sua politica è indubbiamente vincente e rischia di portarlo a un successo elettorale inatteso. Dico rischio perché l’immigrazione non può essere la sola ragione della preferenza politica, dovendo essere invece una visione ampia del modello di società che vogliamo la quale non esclude accoglienza e solidarietà ma nel rispetto della legge. Parlo di rischio perché certi interventi politici rischiano di apparire censori e fare del Presidente della Repubblica un giocatore e non più l’arbitro del gioco.
di Flavio de Luca