lunedì 21 maggio 2018
A ricordarli leghisti e grillini quando tuonavano contro i Premier non eletti e scelti nel palazzo, viene davvero da ridere. Come viene da sorridere, al pensiero che, con tutto il rispetto, l’indicazione sia caduta su un nome praticamente sconosciuto per l’incarico probabile a Palazzo Chigi.
Ecco perché siamo molto preoccupati e critici sulla composizione del Governo a partire dal Presidente, dalla squadra e dalla maggioranza che lo sosterrà. Insomma il problema è politico e grande, del resto se così non fosse stato non avremmo assistito al teatrino per la scelta del Premier da incaricare. Perché sia chiaro, lega e pentastellati, non hanno scelto il “Presidente del consiglio” ma un “Presidente del consiglio” tanto è vero che loro stessi lo definiscono un “Esecutore”.
La differenza è grande ovviamente, un esecutore esegue e basta, mentre un direttore d’orchestra guida, detta i tempi e stabilisce pentagramma e spartito per tutti. Insomma siamo di fronte alla testimonianza plastica della diversità dei due schieramenti la cui unione è tutta da vedere e verificare. Del resto lo stesso programma su cui gravano dubbi di percorribilità costituzionale e sostenibilità economica, è un fritto misto fra cose di sinistra e cose di destra.
Qui non si tratta di pessimismo ma di pura constatazione di quanto fino a poche settimane fa, leghisti e cinque stelle fossero antagonisti ed alternativi gli uni agli altri, punto.
Ecco perché il “contratto” è una elencazione barzotta di propositi tutti da verificare, nel senso che i punti del programma dovranno essere trasformati in leggi scritte e a quel punto potrebbe davvero scattare l’Odissea nello Spazio. Insomma insistiamo il problema è politico e rappresentato dalla diversità dei due schieramenti che oggi si uniscono per ragioni che staremo a vedere dove porteranno. Forse i grillini si “leghizzeranno”oppure i leghisti si “grillinizzeranno” di certo qualcosa dovrà succedere per evitare rotture e divaricazioni definitive. Del resto basterebbe pensare all’esperienza del nuovo centrodestra di Alfano che entrò al governo Renzi per portare le idee ed il peso del centrodestra ed è finito omologato e candidato nelle liste del PD.
Per farla breve avremmo preferito tutt’altro a partire dall’incarico all’unico schieramento arrivato veramente primo, il centrodestra, solo così si sarebbe esaudita la volontà popolare uscita dal voto del 4 marzo.
Al contrario ci ritroveremo con il quinto Premier non eletto è con una maggioranza fatta da movimenti che si sono scontrati all’arma bianca per tutta la legislatura scorsa, tanto basta e scusate se è poco, ad avere paura che sia davvero una Odissea nello Spazio.
di Alfredo Mosca