L’ombra dei professori

lunedì 7 maggio 2018


Che ci si possa ritrovare ancora una volta in mano a un gruppo di professori che nulla c’entrano con il voto elettorale e con la volontà popolare, purtroppo è possibile. Non si capisce, o meglio si capisce ma non si dice, perché in certi passaggi critici della politica i professori diventino come per incanto i salvatori della Patria.

Da noi per esempio oggi un Governo c’è già, dunque il premier Paolo Gentiloni potrebbe tranquillamente gestire l’eventuale ritorno al voto del Paese. Eppure, guarda caso, ove nessun accordo portasse il centrodestra (come sarebbe giusto che fosse) a Palazzo Chigi, si invocano i professori, gli esperti, i tecnici.

Bene, anzi male, auguriamoci con forza che non sia così, non solo perché le ultime esperienze “ex cathedra” sono state a dir poco devastanti, ma perché sulla terzietà dei tecnici ci sarebbe molto da discutere. Insomma, parliamoci chiaro, i cosiddetti “esterni” non sono eletti, non sono sottoposti al giudizio popolare, non partecipano alla democrazia politica, ma occupano poltrone strategicamente e operativamente pesanti. Consigli d’amministrazione dell’alta finanza, consulenti di gruppi imprenditoriali, cariche societarie di rilevanza in aziende pubbliche o private, rappresentanti in studi associati che assistono imprese leader. Insomma, fate voi…

Per farla breve, si tratta di professori la cui terzietà rispetto al sistema paese seppure con riguardo è tutta da discutere. Ecco perché c’è da augurarsi che non si ritorni al passato con Esecutivi cosiddetti tecnici, lontani dalla gente ma vicini ai poteri che contano così come vicini ai grandi burocrati d’Europa. Oltretutto le decisioni di politica economica che l’Italia dovrà prendere nel breve saranno tanto delicate da non consentire quelle scorciatoie di tartassamento fiscale che sicuramente i “professori” sceglierebbero (Mario Monti insegna).

Per finire, o si trova la quadra su un governo di centrodestra che è l’unica coalizione vincente del 4 marzo scorso, o si torna presto al voto e con Gentiloni. I professori, bontà loro, restino pure dove sono con tanti auguri di buon lavoro.


di Alfredo Mosca