mercoledì 2 maggio 2018
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, frena. Non vuole nuove elezioni e non fa nulla per mascherare questa possibilità. Luigi Di Maio aveva detto: “Andiamo al Quirinale e chiediamo di andare a votare subito”.
Al Colle c’è irritazione. Non bastava la difficoltà di far partire il dialogo tra partiti che non si vogliono nemmeno parlare, non era sufficiente il gioco dei veti incrociati. Ora ci si mette pure il leader di M5S. Ma se il pressing di Matteo Salvini per le elezioni anticipate, nei giorni scorsi, era stato accolto con stupore, l’analoga richiesta di Di Maio viene rimbalzata senza nemmeno una risposta.
Tanto in estate non si vota. Piuttosto si azzardi un governo di tregua. La finestra elettorale è chiusa. Non c’è tempo. La Costituzione prevede che tra lo scioglimento delle Camere e l’apertura dei seggi debbano passare tra i 45 e i 70 giorni. Senza contare che, prima di fare qualunque mossa, il capo dello Stato deve aspettare che il fallimento della trattativa tra Cinque stelle e Pd, affossata in pochi minuti da Matteo Renzi in tv, venga ratificato dall’assemblea nazionale dem il 3 giugno.
E dopo è previsto un altro giro di consultazioni sul Colle. Quindi prima dell’autunno non se ne parla. Al presidente restano ormai poche carte. Il centrodestra vuole un incarico a Salvini per un governo di minoranza, ma il capo dello Stato è contrario a mandati al buio. L’ultimo asso sembra essere quella del governo di tregua, guidato da una personalità terza, fuori dalla politica, capace di coagulare largo consenso con obiettivi minimi ma sufficienti per non risvegliare le speculazioni.
Questo esecutivo dovrà varare una Finanziaria, evitando che scattino le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento automatico dell’Iva, e restare in carica fino all’inizio del 2019. Certo, un’operazione difficile. Un’incognita che avremo tempo per decifrare.
di Redazione