La giustizia e il compleanno di Pannella

mercoledì 2 maggio 2018


Oggi Marco Pannella, l’amato leader radicale, avrebbe compiuto 88 anni. E se non fosse morto il 19 maggio di due anni fa, avrebbe senz’altro partecipato alle manifestazioni indette dall’Unione delle camere penali – corredate da due giorni di astensione dalle udienze – con cui inizierà la stagione di lotte per far sì che il governo in carica approvi finalmente il disegno di legge per il riordinamento del sistema penitenziario.

Una riforma fortemente voluta dal composito fronte garantista e timidamente sostenuta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nella scorsa legislatura. Reo di avere pensato – a due passi dal traguardo quasi come un Dorando Petri della politica – più ai sondaggi e alle elezioni incombenti dello scorso 4 marzo che agli interessi del Paese, tra cui la sicurezza sociale. Che contrariamente a quanto propagandano i profeti del “buttiamo le chiavi”, i vari manettari di quest’orrenda stagione giudiziaria inauguratasi il 17 febbraio 1992 con l’inchiesta milanese di “Mani pulite” – gente che sulla forca mediatica ha costruito le proprie fortune editoriali, ma anche di carriera in politica o al Csm o nella stessa magistratura – non viene assicurata con il pan-penalismo e con la carcerizzazione totale di un Paese, bensì ritornando allo Stato di diritto e alla Costituzione. La stessa che si sventola proditoriamente contro i leader politici (che non piacciono a questi signori) e che poi s’ignora quando gli articoli da applicare sono ad esempio quello che parla di amnistia o quello che prevede che le pene da applicare ai criminali non siano in ogni caso disumane e degradanti.

Invece in Italia, e Pannella lo sapeva benissimo come anche la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ci ha condannato per questi motivi in continuazione, le carceri sono dei lager, delle discariche sociali sovrappopolate e delle fucine di nuova delinquenza. Sempre più organizzata e spietata. E alimentata economicamente da un assurdo proibizionismo su tutte le droghe, comprese quelle leggere che ormai quasi ovunque nel mondo occidentale non sono più nemmeno considerate tali. E anche questa era una grande battaglia radicale e pannelliana.

Ecco, i garantisti sanno che proprio per “garantire” più sicurezza – in una cornice statistica dove quasi tutti i reati sono comunque in calo da anni a dispetto del giornalismo in malafede che parla di fenomeni “percepiti” o “da percepire” – occorrono più umanità nelle pene e più sforzi per riabilitare chi delinque. Non la “terribilità” della legge e delle pene di cui parlava Leonardo Sciascia. Quella stessa “terribilità” che viene usata per propaganda politica di basso rango dai partiti populisti che per ora ipnotizzano gli italiani, allo sbando a causa di una crisi economica che proprio lo stesso populismo, nella sua veste giudiziaria, ha provocato e alimentato da trent’anni.

Tutte queste cose in molti le sanno e le portano avanti anche nel nome di Pannella che le ha insegnate a tutti noi. Ma i “molti” sono ancora pochi. Per questo la maniera migliore di augurare ancora una volta “buon compleanno” a Marco resta quella di iscriversi al Partito radicale transnazionale che proprio lui volle per estendere a tutto il mondo le battaglie sullo Stato di diritto e sul diritto alla conoscenza e all’informazione corretta.

 

 


di Dimitri Buffa