Cerimonie fasciste a Genova e Milano, protesta l’Anpi

lunedì 30 aprile 2018


Adesso l’Anpi chiede delle condanne, in Tribunale, per apologia di fascismo. Dopo che ieri un centinaio di nostalgici ha portato fiori nel punto di piazzale Loreto dove fu esposto il cadavere di Benito Mussolini a Milano. E dopo che diverse centinaia di persone hanno fatto il saluto romano davanti al murale in ricordo di Sergio Ramelli, il diciannovenne dell’Msi ucciso dall’estrema sinistra nel 1975. Le proteste non riguardano però solo Milano.

L’Anpi ha chiesto ufficialmente al sindaco di Genova, Marco Bucci, di dissociarsi dopo che il consigliere delegato Sergio Antonino Gambino (Fdi) ha partecipato con la fascia tricolore a una cerimonia per i morti dell’Rsi al cimitero di Staglieno. “La Costituzione non è afascista, ma antifascista - ha scritto il presidente dell’Associazione partigiani di Genova Massimo Bisca a Bucci in una lettera aperta - spero proprio che lei, sindaco, si renda conto che una pretesa equidistanza, non può e non deve esistere”.

A Milano ieri l’attenzione era alta. Per evitare che si ripetesse il corteo con saluto romano andato in scena il 29 aprile dello scorso anno al campo X del cimitero monumentale, dove sono sepolti gerarchi fascisti e morti dell’Rsi, due delle cinque porte di ingresso erano state chiuse. La “commemorazione” è avvenuta invece dopo la messa per Sergio Ramelli, il consigliere provinciale Enrico Pedenovi assassinato nel 1976 e Carlo Borsani, ucciso dai partigiani il 29 aprile del 1945. Da davanti la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, gli esponenti di destra si sono mossi in corteo fino alla vicina via Paladini dove fu assassinato Ramelli, e gli hanno fatto il saluto romano al grido di “presente”.

Poi un’ottantina si è diretta in piazzale Loreto. Si è trattato di una “ignobile parata nazifascista per ricordare Mussolini e il nefasto e tragico ventennio fascista” secondo il presidente dell’Anpi milanese, Roberto Cenati, oltre che di una offesa al monumento dei 15 martiri antifascisti prelevati da San Vittore e qui fucilati nel 1944. Al momento la Digos sta procedendo all’identificazione dei presenti, già una sessantina a piazzale Loreto, molti di più in via Paladini. Però, secondo Cenati, “è fondamentale che alla identificazione e alle denunce per apologia del fascismo operate dalle forze dell’ordine seguano, questa volta, esemplari condanne da parte della magistratura”.


di Redazione