lunedì 30 aprile 2018
Fare finta che in Molise e oggi in Friuli-Venezia Giulia non sia successo nulla sarebbe un’ipocrisia. Piaccia o no, è ancora il centrodestra ad avere la meglio. Insomma, se non fosse bastato il primo posto in coalizione nel voto del 4 marzo scorso, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si confermano in un doppio colpo alle regionali friulane.
Ecco perché a questo punto l’incarico a Salvini più che conseguente appare ovvio nel tentativo di strappare il Paese all’ennesimo e pericolosissimo governo “terzo”. Troppe volte in passato la formula cosiddetta istituzionale è servita solamente a spingere il Paese tanto alla deriva quanto al malcontento. Del resto, esaurite le opzioni piuttosto “ridicole” dei Cinque Stelle in versione concava e convessa, utili solo a testimoniare avidità di potere e incoerenza, resta unicamente il centrodestra.
Qui non si tratta di forzare la mano per far partire un governo politico, si tratta di rispettare l’esito elettorale e di consentire a Salvini di provarci. Ecco perché il leader del centrodestra non può sottrarsi a un incarico anche se fosse necessario recarsi in Parlamento per cercare i voti sulla fiducia.
In fondo, se Salvini rinunciasse ora, darebbe non solo una delusione ai milioni di elettori di centrodestra, ma anche la sensazione di schivare responsabilità e coraggio. Al Paese serve un esecutivo politico come così come serve la riforma fiscale, la flat tax, la modifica della Legge Fornero e degli assetti costituzionali. In definitiva, servono riforme profonde e coraggiose. Per questo Salvini deve provare e provarci assumendo su di sé la responsabilità di andare in Parlamento senza veti e pregiudizi di alcun tipo verso gli altri partiti.
Solo così eviteremo l’ennesima beffa di un governo non votato ed eviteremo il rischio di favorire chi sotto sotto non aspetta altro per scodellare un nuovo Governo Monti.
di Alfredo Mosca