La libertà di stampa e i Cinque Stelle

venerdì 27 aprile 2018


“World press freedom day”. Si chiamerà così un “evento” organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Roma il prossimo 8 maggio in Campidoglio e sarà valido anche come credito formativo deontologico con ben 5 punti.

In un Paese come l’Italia in cui l’ultimo rapporto sulla libertà di stampa ci mette al 46esimo posto nel mondo e ci ammonisce per i troppi giornalisti sotto scorta perché seriamente minacciati dalla mafia (da Paolo Borrometi e Federica Angeli in giù) ci sta però qualche nome che stona – come dire? – nel “board” dei docenti. E sono quelli  del sindaco di Roma Virginia Raggi e del presidente della Camera, Roberto Fico. Che avranno mai da insegnare in materia di libertà di stampa? Potranno magari spiegarci perché il loro addetto alla comunicazione parlamentare, Rocco Casalino, già star indimenticata del primo Grande Fratello, sin da ieri ordinava a tutti gli adepti parlamentari di cancellare ogni insulto a Matteo Renzi dalle rispettive bacheche Facebook in vista di un possibile accordo con il Partito Democratico per il nuovo governo?

Fico e Raggi quindi sono nomi che stonano per almeno due motivi: entrambi sono dei pasdaran e dei fedelissimi di un’azienda-partito che proprio nel rapporto mondiale sulla libertà di stampa viene citata negativamente come esempio di indebite pressioni sui giornalisti che ficcano troppo il naso (negli affarucci della Casaleggio Associati), con tanto di lista di indesiderati; e poi, proprio come singoli rappresentanti del suddetto partito, non si sono mai distinti per dichiarazioni concilianti con la libertà di stampa. Fico inoltre è noto per essere un anti-israeliano senza se e senza ma, mentre la Raggi ha passato il primo anno del proprio mandato a litigare ferocemente con tutti i cronisti che osavano criticarla. E ha una considerazione talmente alta di se stessa – che però ha la sfortuna di non coincidere con quella nel frattempo maturata dai cittadini di Roma, compresi coloro che l’hanno votata – da amare autodefinirsi con lo slogan “abbiamo fatto la storia”. E magari anche la geografia.

Ecco, forse i loro interventi nella giornata mondiale per la libertà di stampa saranno solo saluti istituzionali, così come è previsto quello analogo di Elisabetta Casellati, presidente del Senato, tuttavia accostare i nomi di due esponenti della setta grillina, nomi di quel calibro e di quel background, alla tematica suddetta – la libertà di stampa – dà sempre lo sgradevolissimo retrosapore della gaffe. Quasi un ossimoro. Tra i Cinque Stelle e i giornalisti non è mai corso buon sangue. Anche perché loro teorizzano la chiusura dei giornali e la sostituzione della carta stampata con l’informazione autogestita dei social. Che è poi anche la stessa più facilmente manipolabile attraverso fake news e algoritmi del caciocavallo. Gli stessi algoritmi che sono la ragione sociale della casa madre.

 


di Rocco Schiavone