E adesso?

lunedì 26 marzo 2018


Per certi versi adesso dopo gli accordi per i presidenti di Camere e Senato è più facile che le insidie aumentino. Insomma, Matteo Salvini farebbe bene a “fidarsi senza affidarsi” alle blandizie di Beppe Grillo.

Oltretutto il leader della Lega dovrebbe subito stoppare tutte le insopportabili arroganze dei pentastellati nei confronti di Silvio Berlusconi e Forza Italia. Non è accettabile, infatti, che si pongano veti nei confronti di un partito che rappresenta il 14-15 per cento del Parlamento. Per farla breve, Luigi Di Maio e la sua truppa, per quanto grande e numerosa, non hanno titolo, meno che mai in Parlamento, per stabilire chi può e chi no far parte del gioco democratico.

Solo il tempo potrà chiarire quanto vera possa essere questa assoluta ed esclusiva supremazia morale che i grillini si assegnano su tutti. Ecco perché non ci piace il veto a Forza Italia e questa sorta di “caccia” a Berlusconi che, a partire dai grillini, si è estesa in questi giorni a tutta l’informazione radical chic. Per quanto il Cavaliere abbia sbagliato è pur sempre un ex Presidente del Consiglio e leader di un partito sicuramente non marginale. Oltretutto Salvini sa benissimo che senza l’unità del centrodestra solo con il pur ragguardevole 17-18 per cento finirebbe sbranato dall’avidità grillina in un batter d’occhio. Per questo il consiglio migliore da dare a Salvini è non solo quello di “fidarsi senza affidarsi”, ma di mettere in chiaro alcune precondizioni. Prima fra tutte, quella che se un primo arrivato c’è stato con il voto del quattro marzo, di sicuro è stato il centrodestra con il trentasette virgola cinque per cento, punto. Inutile dunque tentare di far passare il messaggio che i vincitori unici siano i grillini, o che tra gli schieramenti si sia verificato una sorta di ex aequo. Cinque punti e passa di vantaggio, seppure non sufficienti alla maggioranza totale, sono molti eccome. In fondo, se tanto mi dà tanto figuriamoci cosa avrebbe fatto Grillo se fosse stato il suo movimento a conquistarli.

Ecco perché Salvini deve stare non solo attento a ogni mossa, ma determinato nel fissare dei paletti non negoziabili. È evidente che qualcosa sul programma può cambiare, qualche nome anche, ma veti ad excludendum o stravolgimenti no. Vale per la rivoluzione fiscale, per la Legge Fornero, per la gestione dei flussi migratori e per la legittima difesa e la posizione in Europa. Correre il rischio, infatti, di cambiare troppo pur di governare allontanerebbe anche l’elettorato più convinto. Oltretutto, visto che Grillo ha dichiarato di essere pronto ad adattarsi, a farsi concavo e convesso, iniziasse a dimostrarlo per primo, già che è arrivato secondo.

Insomma, caro Salvini, tenga d’occhio le trappole che abbonderanno in questi giorni e non dimentichi che se per costruire ci vuole tempo, per sfasciare basta un attimo. Buon lavoro.

 

 

 


di Elide Rossi e Alfredo Mosca