mercoledì 14 marzo 2018
Questa volta contro Silvio Berlusconi si muove la magistratura contabile, l’unica che mancava all’appello: dopo oltre 32 processi sulle materie più varie, oggi è il turno dei magistrati contabili i quali intendono chiedere al Cavaliere di risarcire i danni per avere fatto cadere Romano Prodi nel 2008, provocando una crisi d’immagine per l’Italia che sarebbe poi sfociata – secondo i magistrati – nella famosa impennata dello spread del 2011.
Il tutto finanziando un’associazione vicina al senatore Sergio De Gregorio il quale, in forza di tale dazione di denaro, sarebbe poi passato dall’Italia dei Valori al centrodestra. La vicenda nel merito non sta in piedi perché semmai Berlusconi – secondo la ricostruzione fornita, tra gli altri, dall’ex premier spagnolo Zapatero – è stato penalizzato dallo spread subendo una serie di vili attacchi che portarono alla caduta del 2011.
Inoltre, nel 2008 non fu il solo Sergio De Gregorio a far cadere Prodi ma ci furono Clemente Mastella, Tommaso Barbato, Domenico Fisichella, Franco Turigliatto e Lamberto Dini, che votarono in dissenso rispetto alla disastrata maggioranza che teneva in piedi Prodi al Senato.
Ma il discorso ci piace perché sancisce un principio in base al quale chi ad esempio tempo per tempo ha creato buchi nella previdenza (magari pagando la cassa integrazione con i contributi dei lavoratori) piuttosto che gli artefici del debito pubblico per fini clientelari o i responsabili del dissesto dell’Iri le cui aziende producevano in perdita, verrà presto inchiodato dalla magistratura contabile per aver creato quel clima di sfiducia delle istituzioni internazionali verso l’Italia.
Lo stesso dicasi per chi, da presidente delle varie regioni italiane, ha infangato il buon nome della sanità italiana creando dissesto e disservizi o per chi ha fatto fare la figura dei boccaloni ai nostri connazionali per via delle ottocentosessantotto opere incompiute di cui spesso la Corte dei Conti parla nelle proprie relazioni.
C’è fior fiore di papaveri da pizzicare con le dita nella marmellata e oltre cinquant’anni di Repubblica da incriminare per una serie di evidentissimi danni erariali. E invece chi ti processano? Il solito Berlusconi. Ma solo perché Giulio Andreotti non c’è più perché altrimenti il Cavaliere sarebbe stato in buona compagnia.
di Massimo Ascolto