giovedì 1 marzo 2018
Prendi una fricchettona ideologicamente sessantottina, mettile una birra in mano, un eskimo e un corteo a cui poter partecipare (meglio se avente ad oggetto temi di lana caprina come il fascismo, la resistenza, il femminismo et similia) e stai sicuro che darà il meglio di sé. I fatti di Torino relativi alla gentil signora che ha inveito contro i poliziotti con parole al miele tipo “vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire” e ancora: “Senza manganelli, quando volete fascisti”, non è un’eccezione ma la regola che in questo strano Paese non dovrebbe turbare più di tanto.
Che poi la nobildonna in questione sia un’insegnante – seppur si tratti di una cosa triste e grave – non dovrebbe essere una novità per chi negli ultimi cinquant’anni ha vissuto in Italia frequentando le scuole o le università, leggendo i giornali o guardando la televisione. In Italia buona parte di coloro che, venuti direttamente dal sessantotto, hanno avuto lo stesso percorso ideologico della nostra eroina sono finiti nelle scuole a rovinare intere generazioni, nell’informazione a fuorviare la pubblica opinione, sono passati dalla magistratura per poi approdare in politica (vedasi elogio da parte di Luigi De Magistris all’indirizzo dei centri sociali che hanno minacciato Matteo Salvini), sono finiti a fare i consulenti nelle Pubbliche amministrazioni, hanno fatto carriera in politica o sono portati in palmo di mano come uomini di cultura.
Qualcuno (fotografato con la pistola in mano durante un corteo) è finito anche a fare l’assessore al Comune di Milano e comunque quasi tutti si sono piazzati bene perché il famosissimo soccorso rosso non ha mai lasciato indietro chi si è sacrificato per la causa.
La professoressa ha fatto quello che è normale in questo Paese e cioè fare proteste antifà con una violenza inaudita in compagnia di giovani leve del progressismo democratico pronte a sfasciar vetrine e lanciare bombe ai poliziotti. Generalmente servire l’idea premia: peccato che la prof sia stata sfigata perché lo scalpore destato a reti unificate e a campagna elettorale all’ultima curva hanno suggerito al Partito Democratico di mettere in scena un più rassicurante siparietto di sdegno volto a tranquillizzare l’elettorato moderato. E come poteva aspettarselo la poveretta visti i precedenti del tutto a favore dei barricaderi.
D’altronde anche Antonello Venditti, nella ormai famosa canzone “Compagno di scuola”, aveva codificato una prassi ben consolidata chiedendo al suo “Compagno di scuola, compagno di niente ti sei salvato dal fumo delle barricate? Compagno di scuola, compagno per niente ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”.
A qualcuno è andata anche meglio.
di Vito Massimano