giovedì 9 novembre 2017
La tattica gli è stata certamente suggerita da qualcuno che con lo spettacolo ha una certa dimestichezza. Magari ve lo ricorderete pure il Mangiafuoco di oggi: era quello che, qualche anno fa, sul palco mandava in frantumi un computer per protestare contro una certa tecnologia e oggi si ritrova a gestire via web (quindi, ironia della sorte, tramite computer) una sottospecie di partito nato male.
Arrivano poi le marionette che da quel Mangiafuoco sono etero-dirette e che ne sparano a più non posso pur di ottenere una certa visibilità (altrimenti, chi si li filerebbe?). Il “leader” in questo senso è ormai Luigi Di Maio che si sta perfezionando, di certo non per suo volere, in una nuova ludica attività: la sòla televisiva. Lui - il candidato premier del Movimento 5 Stelle - lancia la sfida televisiva agli avversari politici, ma se i coinvolti accettano “il duello” lui si ritira. Perché, tutto sommato, al Di Maio avrebbe fatto più comodo un rifiuto per poi buttare su il solito can-can tipico dei grillini assetati di sangue altrui; l’altrui accettazione del confronto lo spiazza, Giggino non sa che fare e generalmente compie un passo indietro rispetto a quanto da lui stesso proposto a mo’ di sfida.
Il vice presidente della Camera (pensate come sono ridotte le Istituzioni nostrane...) è riuscito a giustificare l’ultima sòla tv data a La7 e a Matteo Renzi con una spiegazione al limite dell’allucinante: “Il Partito Democratico è politicamente defunto. A quello che leggo oggi sui giornali in interviste di esponenti Pd, non sappiamo neanche se Renzi sarà il candidato premier del centrosinistra. Anzi, secondo le ultime indiscrezioni riportate dai media, a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione. Il nostro competitor - ha affermato ancora Di Maio sul suo profilo Facebook - non è più Renzi o il Pd. Avevo chiesto il confronto con Renzi qualche giorno fa, quando lui era il candidato premier di quella parte politica. Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione”.
Al candidato premier della “premiata ditta” evidentemente è sfuggito che ogni partito elegge/nomina il proprio leader a differenza del suo M5S che il leader lo indica in modo “telematico e gestito da remoto”. Non è per prendere le parti di Matteo Renzi (siamo le persone meno indicate in questo senso), ma ci pare giusto evidenziare che quest’ultimo prese quasi un milione e trecentomila voti alle primarie del Pd, mentre a Di Maio furono sufficienti poco meno di 31mila preferenze on-line per essere designato candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La democrazia, quella vera, è davvero un’altra cosa.
di Gianluca Perricone