giovedì 26 ottobre 2017
Sia come sia, il prestigio della Banca d’Italia ne risentirà e visto che non siamo tra i più apprezzati al mondo avremmo dovuto risparmiarcela questa figuraccia. Matteo Renzi, infatti, come al solito è riuscito nell’intento di azzoppare, comunque vada, il vertice dell’Istituto centrale. Tanto è vero che se Ignazio Visco fosse confermato si porterebbe dietro quel po’ po’ di sfiducia che abbiamo visto, ma se fosse un altro non andrebbe meglio. Un candidato alternativo a Visco, infatti, risulterebbe chiaramente agli occhi di tutti un ripiego piuttosto che una prima scelta. Del resto, quale giudizio sarebbe possibile al termine di una vicenda tanto scomposta quanto improvvida? Oltretutto la cosiddetta autonomia e indipendenza di Bankitalia, già vagamente riconosciuta, non ne uscirà rafforzata.
Insomma, Renzi ha sbagliato tutto, ha sbagliato prima da Premier e ha sbagliato adesso da segretario del Partito Democratico. Tutt’altro avrebbe dovuto fare da Presidente del Consiglio sulle vicende bancarie prima che esplodessero e altro avrebbe dovuto fare ora su Bankitalia. L’Istituto centrale, come più volte abbiamo sottolineato, necessita di una grande riforma complessiva. Eppure Renzi non se n’è curato, tant’è vero che nella sua riforma costituzionale, bocciata a dicembre scorso, il tema Bankitalia non l’ha nemmeno sfiorato. Al contrario, se l’ex Premier avesse avuto a cuore le anomalie di un sistema che non è riuscito a evitare i crack clamorosi, ne avrebbe tenuto conto nella proposta di riforma costituzionale. Ecco perché abbiamo scritto che sulle vicende opache che hanno determinato il dissesto di alcuni istituti di credito le colpe sono da spalmare tra più soggetti. Non convince, infatti, Bankitalia quando sottolinea la sua attività di vigilanza e non convince il Governo quando strombazza i provvedimenti presi. Tanto è vero che i risultati sono sotto gli occhi di tutti, la vigilanza non ha funzionato e i risparmiatori gabbati hanno perso una montagna di soldi. Per farla breve, si è confermato il solito pataracchio all’italiana, nel quale i responsabili non ci sono mai e i cittadini pagano e ci rimettono sempre. L’abbiamo visto anche in passato; basterebbe pensare a Parmalat, Cirio, per non parlare di tanti altri casi conosciuti. Ecco perché l’intero funzionamento del sistema del credito e della vigilanza andrebbe riformato a partire dalla Banca centrale.
Oltretutto, da quando esiste l’Euro e la Bce, molte funzioni come sappiamo sono state sottratte a Bankitalia, dunque c’è più di una importante ragione per rivedere tutto da cima a fondo. Inoltre, sulla stessa “autonomia e indipendenza” dell’Istituto ci sarebbero molte cose da chiarire e le vicende di questi giorni la dicono lunga sul tema. La realtà è che il centrosinistra e la maggioranza ci stanno portando a una chiusura di legislatura tra le peggiori della storia. Una legislatura opaca e negativa, fatta di bonus elettorali, promesse disattese, tasse, debito e immigrazione incontrollata. Cinque anni sprecati che se non ci fosse stato Mario Draghi alla Bce ci avrebbero condotto dritti dritti all’inferno. Tre Premier, Letta Renzi e Gentiloni, con tre maggioranze di centrosinistra che non hanno risolto nessuno dei mali del Paese. Equitalia ha cambiato nome ma è viva e vegeta, l’Ape è un fallimento, i giovani scappano e gli sconosciuti arrivano in massa, il debito pubblico sale. Riflettiamoci perché a marzo voteremo e il pallino sarà nelle nostre mani.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca