L’Italia a scoppio ritardato

venerdì 1 settembre 2017


Stizzisce l’enfasi con la quale si annunciano provvedimenti che in qualsiasi Paese normale sarebbero stati presi - come si dice – “da quel dì”.

Al contrario, l’Italia è il Paese del cosiddetto scoppio ritardato, anche se è arcinoto che dietro il ritardo ci sia tanta, troppa ipocrisia. Insomma, da noi, le cose si sanno e si conoscono, eppure si fa finta di non vederle, lo si fa per opportunismo politico, per interesse elettorale, spesso per incapacità e mancanza di coraggio. Del resto l’onestà intellettuale, la forza d’animo, la sincerità in termini elettorali pagano poco e spesso sono controproducenti. Ecco perché in Italia la politica, i governi, le maggioranze, che si susseguono, continuano a far finta finché possono. Quando smettono di farlo e in genere succede in ritardo e nei casi ormai eclatanti, annunciano gli interventi come fossero la scoperta dell’America.

È il caso in questi giorni della stretta sull’immigrazione incontrollata, del fenomeno assenteista e dei furbetti del cartellino, del problema pensionistico per le prossime generazioni. Eppure si tratta di argomenti arcinoti, arcievidenti, arciprevedibili, che in molti abbiamo segnalato e documentato da anni.

Insomma, che nell’apparato pubblico vi fossero ampie sacche di nullafacenza, che “Mare Nostrum” e l’accoglienza illimitata sarebbero sfuggiti di mano e che le scelleratezze sulla previdenza sarebbero arrivate al pettine, era chiaro. Del resto chi se non la politica clientelare e opportunista aveva proceduto negli anni a creare enti inutili, assunzioni di favore, organismi pubblici pletorici? Chi se non la politica dell’interesse elettorale aveva negli anni emanato leggi tipo: baby pensioni, scivoli di favore, privilegi previdenziali? E chi se non la politica, in questo caso sostenuta dal Vaticano, ha strombazzato ai quattro venti l’invito all’accoglienza senza limiti?

Per farla breve, i problemi, le criticità, gli squilibri e i costi sociali ed economici, non si creano dal nulla, ma da scelte scriteriate e miopi della classe dirigente. Ecco perché oggi l’Italia si ritrova come si ritrova a fare i conti in tutti i sensi, con il peso enorme di errori politici. Purtroppo il peggio vuole e qui sta tutta l’inaccettabilità dei fatti, che le conseguenze fossero assolutamente prevedibili e scontate. Scontato che la previdenza alla fine sarebbe entrata in fibrillazione, che la spesa per l’apparato pubblico sarebbe esplosa, che l’immigrazione illimitata e senza controlli avrebbe esasperato i problemi.

Insomma, la realtà è che si fa oggi e con ritardo estremo, tutto ciò che si sarebbe dovuto o non fare, o fare prima. Per questo l’Italia si ritrova in un cul de sac di debito pubblico, di burocrazia folle, di inefficienza dei servizi, di insostenibilità del welfare e peso delle tasse. Paghiamo a caro prezzo anni e anni d’ipocrisia, di politica allegra, clientelismo e affarismo elettorale. Ecco perché diciamo che all’Italia serve un nuovo e diverso progetto politico e culturale, che inverta la tendenza in modo totale rispetto al passato. Inutile qui fare l’elenco di quel che servirebbe perché è tutto noto e arcinoto, non lo è invece chi avrà il coraggio di farlo.

Di questo e solo di questo ha bisogno il Paese, di una classe politica e dirigente coraggiosa in grado di prendere il toro per le corna e cambiare la strada del passato. Non servono i protagonismi, ma un lavoro difficile, per certi versi impopolare, che offra finalmente all’Italia la cultura dello sviluppo e non dell’assistenza, del clientelismo e dell’affarismo politico.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca