venerdì 4 agosto 2017
L’ultima intervista di Matteo Salvini ha il pregio d’aver sgombrato il campo da un falso problema che rischiava di mettere in secondo ordine gli obiettivi che la coalizione di centrodestra si pone per uscire dalla crisi che attanaglia ancora il nostro Paese. Ai nostri concittadini, infatti, interessa ben poco il problema su chi deve essere il premier, in caso di vittoria, mentre è molto attento a cosa si propone per chiudere la fase dei governi calati dall’alto senza alcun respiro politico.
In poche parole la gente vuol capire come si affronteranno le emergenze che attualmente incombono sull’Italia a partire dalla crisi economica non risolta ma addirittura aggravata con i bonus e gli 80 euro renziani (a scapito di investimenti produttivi), passando all’invasione di masse di disperati che lo stesso giovanotto di Rignano sull’Arno, con la firma di Triton, ha accettato che venissero sbarcati nei porti italiani, con la segreta speranza che questo sacrificio venisse compensato con “tolleranza europea” per continuare ad elargire altri bonus elettorali. Senza parlare della disoccupazione che brucia sul nostro popolo che subisce anche una tassazione paurosa.
Sarebbero, tutt’al più, interessati al problema della premiership, in particolare, i media che sfrutterebbero l’occasione per determinare fratture insanabili tra gli alleati del centrodestra, e le tifoserie dei partiti alleati che debbono essere messe in condizione di non nuocere. Saggia, quindi, la scelta chiara e netta espressa da Salvini, nell’intervista a “Il Giornale”, di condividere la proposta di Silvio Berlusconi sul metodo da usare per non farsi dilaniare dalle contrapposizioni a scapito della conquista della maggioranza che ogni giorno diventa sempre più possibile e più credibile.
Il Cavaliere ha liquidato la faccenda con il classico uovo di Colombo: “Spetterà al partito che riceverà più suffragi ad indicare, in caso di vittoria, al Presidente della Repubblica, colui al quale dovrà essere affidato l’incarica di formare il nuovo Governo”. Questa scelta aiuterà i partiti in coalizione a smussare le diversità sui programmi e a trovare la quadra che serve a vincere ma anche poi a governare il Paese che da troppo tempo, come diceva Dante, è come una “nave senza nocchiero in gran tempesta...”.
L’alleanza tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non basta ed è, quindi, necessario accogliere quanti riconoscono il proprio errore, mentre è, altrettanto necessario, stipulare un accordi con quanti possono dimostrare d’avere, nelle varie regioni italiane, radici importanti che non possono né debbono essere sottovalutate. La strada, comunque, è quella di creare un soggetto politico che riconosca la validità del programma di governo e si impegni a sostenerlo.
L’Italia ha bisogno delle capacità di governo delle forze di centrodestra. Quelle capacità dimostrate negli anni durante i quali si è diretto il Paese senza bonus o voti di scambio, ma con reale competenza (vedi ad esempio la vicenda terremoto a l’Aquila, l’emergenza spazzatura a Napoli, la reale lotta alla mafia senza gli orpelli dei Club Antimafia, la riduzione della pressione fiscale).
Ma anche a livello internazionale, continuando la politica del pentapartito, portata avanti da Giulio Andreotti e Bettino Craxi, il Cavaliere un tessitore lungimirante che è stato capace di non far nascere quel flusso migratorio (come lo ha determinato Renzi) che tanti problemi sta creando al Paese, e lo ha fatto con gli accordi sottoscritti con Gheddafi, che Sarkozy, Cameron e la Clinton hanno deciso di spazzare via; e anche lavorando per chiudere la lunga guerra fredda tra Russia e Occidente con la storica stretta di mano tra Bush e Putin in quel di Pratica di Mare che Barack Obama aborriva.
E questa storia e la pacatezza con la quale Berlusconi sta affrontando i nodi italiani che ne fanno un personaggio eccezionale che sta capovolgendo i sondaggi, più o meno veritieri, che davano per vincenti Matteo Renzi o Beppe Grillo mentre il centrodestra non veniva minimamente preso in considerazione. Oggi, però, è un altro giorno e lo cominciano a capire anche i nemici.
di Giovanni Alvaro