venerdì 28 luglio 2017
L’ipocrisia con la quale si fa finta di inorridire di fronte al mare di assenteisti nelle municipalizzate, fa il paio con quella della scoperta dei furbetti del cartellino. Insomma, sorprendersi del fatto che la macchina statale sia troppo segnata da nullafacenza, inefficienza, menefreghismo e forme di illegalità più o meno velate, è ipocrisia.
Il nostro, infatti, è un apparato pubblico formato per una parte non irrilevante da ragioni ben diverse da quelle della necessità di migliorare e potenziare i servizi ai cittadini. Del resto se così fosse stato e se l’enormità della macchina pubblica fosse stata messa in piedi a vantaggio della popolazione, in Italia i servizi avrebbero dovuto essere perfetti. Viceversa, non solo nel nostro Paese non funziona quasi niente, ma spesso l’atteggiamento culturale e umano degli addetti ai lavori è piuttosto di fastidio e insofferenza alle istanze della gente. Negli uffici pubblici, infatti, ci si ritrova incolonnati in file da Terzo Mondo, si è sbattuti come una pallina di ping-pong da uno sportello all’altro e si assiste spesso a uno scarico di responsabilità. Come se non bastasse al semplice ingresso in un ufficio pubblico, comunale, ministeriale o quant’altro che sia, ci si accorge subito della vasta inanità presente al lavoro... Del resto quando si parla di ossessione fiscale e burocratica non ci si riferisce solo alle scartoffie infinite da produrre, ma alla lentezza, inefficienza, negligenza che ci si trova di fronte nello svolgimento di una pratica.
Insomma, l’apparato funziona poco e male e ha scarsa considerazione dei diritti del cittadino e si ritiene immune da colpe che tende a scaricare sulla politica. Quella stessa politica che lo ha generato e ingigantito fino all’inverosimile non per favorire la popolazione, ma più semplicemente il consenso elettorale. Parliamo di clientelismo, voto di scambio, assunzioni allegre, insomma una politica illegale che da decenni ha contribuito a costruire un mostro pubblico che divora risorse e offre troppo poco. Non è un caso del resto che solo in Italia ci siano enti inutili, doppioni di uffici e dipartimenti, istituti pubblici la cui esistenza si giustifica solo con la necessità di assunzioni fatte in cambio di voti.
Come se non fosse sufficiente, a questo male, che da solo basterebbe a capire il perché di un’Italia che non funziona, se ne è aggiunto un altro, quello dell’impreparazione e della non formazione del personale pubblico. In buona sostanza, da noi la somma di più cause di origine opaca, elettorale, talvolta addirittura illegale, hanno costruito un sistema viziato, colabrodo, costoso e in tanti episodi truffaldino. Ecco il perché dei furbetti, degli assenteisti a gogo, dei sempre malati, dei passacarte a prescindere. C’è gente, insomma, che fa così non tanto e non solo per disonestà intellettuale, ma proprio perché non ha nulla da fare ed è stata infilata a lavoro dove non serviva. Del resto qualcuno ci spieghi il motivo per cui queste pratiche illecite siano così presenti nel settore pubblico e così assenti in quello privato. Difficile se non impossibile che in un’azienda familiare, piccola o grande che sia, i furbetti, gli assenteisti e i nullafacenti attecchiscano. Insomma, è una “malattia” dello Stato generata dalla “malattia” della politica e per certi versi assecondata dalla “malattia” del sindacato che gli si è creato intorno.
Ecco perché un male del genere non si risolve solo con qualche legge, seppure utile del tipo “Madia” o con qualche licenziamento esemplare. Andrebbero chiusi l’infinità di enti inutili, privatizzare le municipalizzate, così come affidate ai privati una quantità di gestioni pubbliche che strategiche non sono. Andrebbero riviste per legge l’infinità di guarentigie dei contratti pubblici rispetto ai privati, perché i diritti e i doveri dei lavoratori devono essere gli stessi sia nel pubblico sia nel privato. Andrebbe curata la formazione nella Pubblica amministrazione, a partire dalla cultura e dalla responsabilità del servizio. Andrebbe, infine, posta al Governo del Paese, e questo dipende da tutti gli elettori, una nuova classe politica in grado di affrontare e risolvere i mali dell’Italia, anziché aggravarli con l’ipocrisia come è successo fino ad ora.
di Elide Rossi/Alfredo Mosca