martedì 11 luglio 2017
Caro ministro Graziano Delrio, visto che è cosi “sensibile”, ci dica, come mai a proposito di stabilità statica, non ha disposto un controllo a tappeto su tutti gli edifici pubblici? Oltretutto, lei sa bene che per fare questo non ha bisogno né di nuove leggi né di consensi speciali all’accesso. Inoltre, ministro, ci dica ancora, come mai dopo il crollo in sequenza di alcuni ponti e viadotti non ha disposto immediatamente una certificazione su tutte le infrastrutture di quel tipo, disseminate in Italia? E, visto che è così preoccupato per gli italiani, perché non le è venuto in mente di provvedere alle verifiche statiche di stadi, auditorium, teatri e quant’altro di proprietà dello Stato?
Non le sembra, ministro, che l’esempio sia più giusto farlo iniziare dai beni pubblici, sui quali i cittadini, con le tasse che già pagano, andrebbero garantiti? Signor ministro, il fatto che lei, oltretutto in modo piuttosto demagogico, abbia annunciato l’obbligo di certificazione sugli immobili privati, puzza di bruciato. Puzza di bruciato perché, innanzitutto, il patrimonio pubblico complessivo nella sua interezza è ben superiore a quello privato e poi perché il bene collettivo viene prima del privato. Del resto, basterebbe sommare tutti gli stabili di Stato, a partire da quelli istituzionali, che sono ultracentenari, per tirare fuori numeri enormi, fra abitazioni, uffici, scuole, ospedali, caserme, impianti sportivi, università.
Come mai, ministro, sta pensando invece agli immobili privati? Capirà bene che la domanda non solo è lecita ma obbligatoria, perché, mentre i cittadini nelle proprie case ci entrano e ci stanno una sola volta, in quelle pubbliche ci entrano, ci escono e ci stanno infinite volte durante il giorno. Dunque, caro ministro, posto che un controllo possa e debba essere necessario su tutto, non le sembra il caso di cominciare dai beni pubblici? Oppure lei crede, visto che nel caso di patrimonio statale i costi sarebbero in capo alle casse pubbliche, mentre nell’altro in capo ai cittadini singoli, sia più giusto iniziare dai portafogli privati?
Insomma, ministro, la sua proposta non solo è fumosa, perché si scontrerebbe con una serie di elementi infiniti di contrasto sul diritto privato, ma seppure giusta in linea di principio, cozza con il metodo da seguire. Oltretutto, gli italiani di pratiche, obblighi, certificati, imposizioni documentali e fiscali sugli immobili ne hanno contate e prodotte così tante da essere i primi al mondo. Signor ministro, ci rifletta e magari pensi a una soluzione che, seppure animata da intento sano, possa iniziare e proseguire con un programma equo, partendo da chi, come lo Stato, dovrebbe essere d’esempio. Dovrebbe.
di E. Rossi e A. Mosca