Quirinale: se proprio si deve votare, meglio settembre

mercoledì 7 giugno 2017


L'interesse generale è di avere una legge elettorale, di sanare un vulnus costituzionale nel quale l'Italia naviga pericolosamente da due anni. Certamente il Quirinale considera prematura ogni indicazione sulla data di eventuali elezioni anticipate e segue con estremo interesse il dibattito in corso in Parlamento, ma nessuno può ignorare come ci sia una certa razionalità - ad oggi del tutto teorica - nel fatto che, se le forze politiche indicheranno chiaramente la fine di questa legislatura, un voto a settembre diminuirebbe il rischio dell'esercizio provvisorio. Sempre che i risultati delle elezioni riescano a garantire la formazione di un nuovo Governo in tempi rapidi.

Ma la fase è delicatissima, la tessitura è in corso e Sergio Mattarella si guarda bene da uscite pubbliche che potrebbero destabilizzare un equilibrio tuttora poggiato su piani inclinati. Nel riserbo assoluto del Quirinale in questa fase c'è però una certezza: l'interesse del presidente della Repubblica è portare a casa una legge elettorale. Non è compito del capo dello Stato decidere il tipo di sistema ma, come detto con chiarezza nelle scorse settimane, si tratta della priorità delle priorità, di un intervento propedeutico al tutto e quindi anche ad eventuali elezioni anticipate. Per le quali Mattarella non si è speso e non si spenderà. Ma delle quali ormai da tempo il Colle ha metabolizzato l'ineluttabilità.
Almeno stando alle dichiarazioni di questi giorni, con le principali quattro forze politiche del Paese che dichiarano a gran voce di voler votare un minuto dopo il varo della nuova legge elettorale. Ecco perchè il Quirinale non può evitare una saggia opera di prudenza politica ragionando di scenari che forse non piacciono ma sono sempre più possibili. Allora si deve per forza pensare alla legge di stabilità che incrocia pericolosamente la corsa al voto. Ai mercati, all'immagine del Paese all'estero. Alle impazienze di Bruxelles. E tra palazzo Chigi e Quirinale si concorda che se deve essere, sia.

Un voto a settembre, pur con tutte le perplessità tecnico-organizzative di una campagna elettorale balneare, darebbe quel soffio di tempo in più ad un nuovo esecutivo per mettere in piedi una Finanziaria e farla votare prima di Natale scongiurando così il temutissimo - ma assolutamente legittimo - esercizio provvisorio. Un percorso delicatissimo per il quale, questo è certo, il presidente Mattarella sceglierà il mezzo meno traumatico. Come, ad esempio, il traghettamento morbido della legislatura alle elezioni: difficile che il capo dello Stato possa rimandare Gentiloni alle Camere. Se il premier, dopo il via libera alla legge elettorale, dovesse salire al Quirinale spiegando che il suo lavoro è compiuto e il Pd confermasse di non essere disposto ad appoggiare esecutivi diversi, Mattarella potrà chiamare al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, accertare che non esistono maggioranze parlamentari e aprire la strada al voto.


di Redazione