mercoledì 3 maggio 2017
Un anno senza Marco Pannella. Ieri avrebbe compiuto 87 anni. E il 19 maggio si commemorerà un anno dalla sua scomparsa. Intanto l’Italia, e il partito ancora prima, hanno potuto constatare cosa significhi la sua mancanza. Hai voglia a parlare di “compresenza”, a rivedersi i manifesti del giorno della sua morte con la foto sua che diceva “a subito”. Di fatto il Paese da tempo va alla deriva dal punto di vista giustizialista e anche quest’ottima iniziativa del Tribunale della Libertà intestato proprio a Marco Pannella, presentato proprio ieri a via di Torre Argentina, non cancella il fatto che si fa fatica a raggiungere la quota di iscritti annuali, 3mila, senza i quali tutto l’ambaradan sembra destinato a sciogliersi. E non perché lo hanno deciso Maurizio Turco e tutti quelli che sono i reggenti del Prnt, ma perché senza i soldi la politica non si può fare. E tanto meno oggi, nell’Italia della disonestà intellettuale, ai massimi livelli dopo l’entrata dei vari populismi nella scena. Da Beppe Grillo in giù. Si è visto cosa significhi questa mancanza di buona fede proprio la scorsa settimana con la polemica sulle ong e i migranti: un pm che parla per allusioni, chissà per quali motivi, che dice di non poter dimostrare quel che dice, e che però lancia accuse. E siccome le accuse colpiscono e le ong care alla sinistra, la destra che fa? Si aggrega a Grillo dimenticandosi il garantismo e tante belle parole sul rapporto tra i magistrati e il resto del mondo. Garantisti sì, ma solo quando conviene alla propria parte. O partito.
Peraltro pure ieri, durante la presentazione di questo ideale tribunale delle libertà e dei diritti dell’uomo intitolato a Marco Pannella, nel solito gioco degli equivoci dell’eterogenesi dei fini, il Prnt ha dato al parola nella propria sede a questa ex senatrice grillina. Che ha cominciato a blaterare di “corruzione” e di “whistler blowing”, infilando le proprie tesi forcaiole in un evento in cui lei c’entrava come i cavoli a merenda. Vallo poi a sapere perché un organismo che si suppone garantista ha dato la dignità di relatrice, pur non essendo tale nel programma della conferenza stampa, a qualcuno che tifa e propugna il sequestro preventivo dei beni dei corrotti equiparato a quello dei mafiosi, così come previsto dalla legge La Torre. Un’enormità giuridica che produrrà tanti di quei danni che un garantista neppure osa pensarci. E però perché la ex grillina stava a via di Torre Argentina?
Stava lì e basta. Ecco, quindi, che, dopo un anno solo passato dalla sua morte, già si capisce che una figura come Pannella è insostituibile. E appare sempre più velleitario tentare di supplire illudendosi di trovare ascolto magari continuando la sua lotta e alimentando le sue battaglie. Con gli stessi metodi. O quasi.
Purtroppo, come nel calcio, i moduli degli allenatori vengono poi applicati da certi giocatori. E oggi nessun partito ha un top player come Pannella. E per di più i Radicali, divisi in due da tempo, non sembrano in grado economicamente di fare una campagna acquisti decente e neanche di riempire lo stadio con nuovi abbonamenti. L’unica speranza è quella di sbagliarsi. Ma stavolta il pessimismo della ragione rischia di sovrastare l’ottimismo della volontà.
di Rocco Schiavone