martedì 25 aprile 2017
In Francia la partita non è chiusa del tutto ma, ammesso che lo sia a vantaggio di Emmanuel Macron, i conti con l’Europa resteranno aperti. Parliamo ovviamente di questa Europa che Macron tanto sperticatamente sostiene, a sua volta sostenuto da chi ha più paura di Marine Le Pen che degli sbagli europei. Parchè sia chiaro, Macron vincerà, ammesso che ci riesca, non per merito proprio, ma per il suffragio traslato anti-Le Pen. Ecco perché diciamo che i conti in sospeso con l’Europa resteranno aperti e Macron non sarà la soluzione, al più solo la linea di galleggiamento. Oltretutto in Francia bisognerà vedere dopo le elezioni presidenziali come andranno le elezioni politiche, perché in Parlamento gli equilibri conteranno eccome.
Insomma, l’elezione di Macron alla fine saprà tanto di Piano B, di “refugium peccatorum”, di exit strategy contro quei pericolosi fascisti, razzisti, manganellatori, antidemocratici, otto milioni di francesi che votano Le Pen. Perché il paradosso è proprio questo in Francia, ma anche in Europa e certamente in Italia, secondo gli “ipocriti” radical chic, sarebbero decine e decine di milioni gli elettori pericolosi, eversori della democrazia e dell’ordine liberale e costituito. Va da sé, infatti, che nella Unione europea oltre alla Le Pen, seppure con sfumature molto diverse, i contrari a questa Europa, a questo sistema monetario, bancario e finanziario sono tanti, anzi tantissimi.
Dunque il problema non potrà risolversi con la speranza di trovare sempre il Macron di turno, sul quale a naso tappato confluire pur di battere gli antieuropeisti. Così facendo il conto con la gente non solo resterà sospeso ma rischia di diventare ogni giorno più salato. Macron, lo dice lui stesso, “non è”: non è destra e non è sinistra, non è continuità né discontinuità con Francois Hollande, non è monetarista ma nemmeno keynesiano puro, insomma è il Monsieur chissà chi lo sa. Di certo il “Signor chissà chi lo sa” è legato molto al mondo bancario, è sostenuto dai salotti del potere e della finanza che conta, dagli intellettuali rive gauche e soprattutto è gradito alla cancelliera Angela Merkel.
Insomma, aspettiamo per un giudizio finale, ma il sapore di un’eventuale vittoria di Macron sa tanto di posticipo in zona Cesarini di un conto che, prima o poi, l’Europa della Merkel e di Jean-Claude Juncker dovrà saldare. Lo dovrà fare con l’immigrazione oceanica, con la sicurezza e il pericolo del terrorismo, con l’austerity, con le regole ottuse, con la crisi economica e soprattutto con la fine del mandato di Maria Draghi alla Banca centrale europea.
Intanto Marine Le Pen è diventata sempre più l’alternativa, così come Beppe Grillo in italia e molti altri leader nella Ue, cosiddetti “populisti, antieuropeisti”. Dunque, questione di tempo e quello che accadrà da noi alle prossime politiche potrebbe sostituirsi a quello che non è successo fino ad ora in Francia.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca