Maggioranza flop, si vota in autunno

venerdì 7 aprile 2017


Che il Governo Gentiloni fosse la fotocopia fragile e sbiadita di quello a guida Renzi era evidente e solo l’ipocrisia di una maggioranza opportunista ha cercato di far credere il contrario. Del resto il Premier, pur essendo una persona perbene, non ha né la statura né il polso per traghettare al 2018 una barca che fa acqua da tutte le parti e con un equipaggio sfiduciato dal Paese. Comunque sia non sarà la nomina di Salvatore Torrisi alla presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato a provocare la rottura, che al contrario si verificherà sulla legge di stabilità.

La resa dei conti arriverà a settembre, quando l’enormità del baratro sul bilancio non potrà correggersi se non con una finanziaria pesantissima, da cui tutti fuggiranno. Parliamo di 25/30 miliardi di euro di manovra per bloccare le clausole di salvaguardia, coprire gli escamotage di questi giorni sulla mini correzione voluta dall’Unione europea e compensare gli sperperi di Renzi sui bonus vari. Si tratta di una cifra gigantesca per l’Italia e per gli italiani che dovranno sopportarla; una cifra raggiungibile solo con una mazzata fiscale senza precedenti. Parliamoci chiaro, Pier Carlo Padoan già non sa dove battere la testa per recuperare oggi 1 o 2 miliardi necessari a raggiungere i 3,4 richiesti dalla Ue, figuriamoci a settembre: dove e come potrà trovarne 25/30? A quel punto verranno a galla gli errori e le ipocrisie di questi ultimi anni nelle scelte, nelle spese e nei rimedi politici ed economici dei governi.

La stessa rottamazione, sulla quale si fa tanto affidamento, sarà stata un’occasione mancata per colpa di pregiudizi e falsità ideologiche. A che serve, infatti, una sanatoria a metà oltretutto cervellotica e costosa per i contribuenti. Sia chiaro, qualche risultato lo darà e conterà adesioni, ma se si fosse avuto il coraggio di effettuare una sanatoria tombale con un rateizzo umano e solo sulla sorte, altro sarebbe stato. Dunque anche su questo è mancato il coraggio e l’onestà intellettuale di guardare la realtà fiscale del Paese e le difficoltà dei contribuenti. Per questo pensare di trovare a settembre 25/30 miliardi di euro attraverso nuove tasse non solo è pura scriteriatezza, ma la dichiarazione di resa incondizionata a favore dei grillini.

Ecco perché nessuno vorrà prendersi la responsabilità di firmare una legge di Stabilità da rivolta civile e fiscale. Del resto, quando non si ha il coraggio di intervenire sulle pensioni d’oro, sugli stipendi super di alcune categorie di Stato, sulla chiusura di un’infinità di enti mangiasoldi, questa è la fine che si fa. Sia come sia, una cosa è certa, così non si può più andare avanti, perché così l’Italia è destinata a sprofondare nei disservizi, nel dissesto e nella crisi fiscale più tremenda. È il principio cattocomunista “tassa, spendi e sperpera” che ha rovinato il Paese, altroché l’evasione che pure va combattuta eccome.

Ci avviamo a un nodo cruciale, o si cambia l’approccio politico ed economico del Paese verso un modello liberaldemocratico, repubblicano, di sviluppo e non di assistenza, o saranno dolori e saranno grossi.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca