“Ti racconto la politica”

sabato 25 febbraio 2017


Capire la libertà (Capitolo 71) - Nel capitolo n. 62, abbiamo messo a confronto il termine di democrazia con quello di cheirocrazia che, avendo il significato di “governo dei peggiori”, si addice meglio ai nostri odierni protagonisti della politica istituzionale.

All’epoca, un po’ inebriati dal suo meraviglioso sopraggiungere, abbiamo immaginato la libertà come un gratuito toccasana della nostra vita. Purtroppo, dalla libertà di parola e di pensiero, transitando fino alla sostituzione del concetto di libertà con quello di libero arbitrio, noi non abbiamo capito che avremmo dovuto dedicare al grande sopraggiungere della libertà, l’umile coinvolgimento della nostra intelligenza per capire. Le molecole sono fatte da atomi, semplice, ma la semplicità viene dopo che si è capita la complessità.

La politica non affida nulla al caso e salvo il fatalmente imponderabile, essa pianifica e determina gli eventi a cui il popolo, nel bene o nel male, deve sottostare. La partita tra la politica di potere e il popolo, si gioca proprio sul fatto che la politica calcola freddamente tutto, mentre il popolo confonde l’emotività con la strategia. Oltre a descrivere termini e trucchi poco conosciuti della politica, questo corso cerca di dedicare qualche capitolo anche alla riflessione, ovvero all’esercizio della ragione che, in gergo popolare, è detto “uso della testa”.

Nel capitolo n. 16, in tema di realtà e linguaggio, abbiamo parlato del significato e della differenza scientifica tra enunciato, débrayage ed enunciazione. Per quanto possa parlare in modo spedito, l’essere umano non può pronunciare più parole simultaneamente; anche la mente può riflettere in maniera oculata, opportuna e profonda, può senz’altro abbracciare gli annessi e connessi di un ragionamento, ma non può meditare simultaneamente, cioè nello stesso identico istante, su temi del tutto diversi e scollegati tra loro. Il concetto è chiaro; almeno fino a questo ventunesimo secolo, l’essere umano non ha dato prova di poter parlare e pensare in modo, diciamo, “stereofonico”.

Insomma, per distrarre da un pensiero, basta avvicendarne un altro; ecco il “training” del plagio. Non si desidera che concentri troppo il tuo pensiero su una determinata cosa, dunque, si sollecita la tua emotività per farti pensare ad altro; ne è esempio, sia pure traslando il ragionamento sul campo commerciale, la perversità con cui si propone la pubblicità nel web.

Più un popolo è suggestionabile e più la prepotente politica istituzionale può influenzarlo. La nostra falsa democrazia ricorre spesso all’emotività per spingere il popolo nella direzione voluta. Ciò è immorale, ma la superficialità non può battere il freddo calcolo. L’intelligenza dimora sia negli uomini cattivi sia nei buoni; entrambi possono competere, ma l’idiozia non può battere gli uni né gli altri. La moderna concezione di libertà, deve mirare a una cultura popolare responsabile che opponga l’intelligenza degli uomini corretti a quella dei parassiti criminali; la libertà non può essere intesa come facile accesso alla politica, di narcisisti e incapaci.


di Giannantonio Spotorno