L’Italia da riordinare

domenica 18 dicembre 2016


Congelati gli aiuti alla Grecia, piano di ricollocamento profughi inesistente e comunque sospeso a data da definire, rinnovate le pidiote sanzioni alla Russia, niente foto di Eurogruppo (per la vergogna), 20mila euro più 50mila euro pagati dagli italiani per trasferire le terga rispettivamente di Angelino Alfano (che non parla l’inglese) e Paolo Gentiloni all’incontro europeo. Ecco i “Renziloni” illegittimi al potere.

Ma ne vale la pena così questa Europa tedesca? A marzo 2017 in Olanda vincerà con tutta probabilità Geert Wilders della destra nazionalista, in aprile Marine Le Pen assalterà e verosimilmente divorerà la Francia, l’Italia ha i nervi a fior di pelle proprio a causa di Napolitano/Renziloni, che a furia di comprimere la partecipazione popolare, di ignorare il voto dei cittadini, di trafficare nei palazzi per ribaltare i risultati delle urne, di trasformare le sconfitte in vittorie, reagisce inevitabilmente con forza e rabbia.

Ma non sarebbe meglio, come si è da tempo detto, riavvolgere il “nastro” e costruire la nuova Europa in luogo di questa fallimentare di matrice tedesca? Il nuovo progetto europeo liberale capitalista democratico al posto della disintegrazione sotto gli occhi di noi tutti. Si tenga presente che l’aumento dei tassi attuato dalla Fed ha fatto scivolare l’Euro fino a 1,0368 dollari, cioè il livello più basso da inizio 2003 ed il rafforzamento del dollaro con l’ottimo Donald Trump sarà destinato a proseguire, posto che Janet Yellen ha annunciato di volere alzare tre volte il costo del denaro l’anno prossimo 2017. Dunque rimodellare l’Europa è necessario, guardando al Regno Unito e facendo asse con gli Stati Uniti d’America di Trump, amico di Vladimir Putin.

In Italia la legge elettorale non la suggerisce chi, non eletto, ha tentato di distruggere la Costituzione. I “pidioti” si devono togliere di mezzo e trovarsi un lavoro vero, vergognandosi, dopo il voto degli italiani che hanno detto loro platealmente “No”. Stanno danneggiando con la loro presenza il Paese, politicamente, economicamente e socialmente. La legge elettorale deve essere quella proporzionale con le preferenze, cioè il sistema migliore per provare a riavvicinare i cittadini e gli eletti. Il “Mattarellum” è come Mattarella, crea problemi. I collegi uninominali permettono infatti ai partiti politici di calare i candidati dall’alto. Si tratta di un marchingegno ad uso e consumo delle correnti interne dei partiti, alle varie forze che non rappresentano le realtà locali. Con il maggioritario, in più di vent’anni, ci sono stati quattordici governi più l’implosione dei gruppi parlamentari e dei partiti, che si sono moltiplicati. Si è aggiunto fino ad esplodere il ributtante fenomeno del trasformismo parlamentare. Il sistema elettorale migliore è quello proporzionale con le preferenze. Si deve restituire il potere di scelta all’elettore, ristabilire il rapporto di collegamento con gli italiani e sradicare il trasformismo. Va messa la soglia di sbarramento ad almeno il 5 per cento per evitare la frantumazione dei partiti, che vanno regolamentati, e stabilita la categoria della responsabilità politica al loro interno. Ciò consente di avere una democrazia parlamentare. Se invece si vuole che sia l’elettore ad eleggere il capo del Governo, la scelta da fare è quella presidenziale.

In tutte le democrazie parlamentari, Austria, Germania, Belgio, Spagna, Gran Bretagna non esiste l’idea di un Esecutivo di un solo partito, ci sono piuttosto governi di coalizione. L’Italicum fa il contrario, mette un premio di maggioranza che trasforma una minoranza nel Paese nella maggioranza parlamentare. Si trasforma la democrazia politica del Paese dato che il Presidente del Consiglio, capo di un partito, viene eletto direttamente nel ballottaggio e questo si nomina la maggior parte dei propri parlamentari. Peggio di così non si può a vergogna antidemocratica. Alla Camera il sistema più utile per il Paese è un proporzionale con soglie e preferenze. Al Senato, finché non viene riformato con l’abolizione, uno con collegi uninominali non maggioritari ma proporzionali.

L’Italia ha molto da fare, si deve riorganizzare al proprio interno e nella nuova Europa che sarà.


di Francesca Romana Fantetti