sabato 17 dicembre 2016
(Capitolo 64)
Cronaca di un Congresso (Parte I) - Riprendiamo la nostra “Cronaca di un Congresso” dal capitolo n. 60 (Parte H) e puntiamo di nuovo le “telecamere” sulle due signore che erano scrutatrici e che, arrivate al banco della verifica poteri, apprendono di non esserlo più; proprio quelle due signore che, guarda caso, erano le scrutatrici richieste dai presentatori della lista “contrapposta”.
Come consuetudine, il tavolino del preordino (capitolo n. 23) ha lavorato fino alle ore piccole della notte che precede l’apertura del congresso e sebbene la sua attività, come abbiamo già avuto modo di affermare, non sia ufficiale, esso stabilisce comunque ogni dettaglio del congresso. Alla chiusura dei lavori del noto tavolino, avvenuta a notte inoltrata, i nomi delle due scrutatrici non sono più quelli di prima; è così e basta, del resto, anche se si tratta di sedute ufficiose, intorno a quel tavolino siedono i “capi”.
L’addetto al banco della verifica poteri, rivolgendosi alle due signore, ripete con garbo che si rende conto del disagio, ma anche che i loro nomi non risultano nell’elenco degli scrutatori. L’atmosfera si fa pesante e davanti a tali prepotenze non è un caso se il nervosismo pressa per venire fuori; questo e altri episodi non meno prepotenti sono abitudine delle attività di partito e i congressi, così come vengono concepiti e gestiti, sono una vera offesa alla democrazia. Inoltre, dato che la forma riesce spesso a contare più della sostanza, se qualcuno ingiuria i farabutti artefici di tali ignominie, finisce perfino col pagarla in nome di una giustizia che talvolta sa essere anche più cieca dei ciechi.
In ogni modo, le due signore non sono più scrutatrici e il presidente del seggio al quale erano assegnate potrà fare adesso ciò che vuole. “Chiamiamo il rappresentante di lista! Contiamo gli iscritti che vengono a votare! Corriamo di qua! Andiamo di là”... non ci si dà pace, ma tutto è imbrigliato nella morsa dell’omertà. Ci s’illude anche di poter ricevere giustizia telefonando a Roma ai dirigenti nazionali, ma quella Roma che dovrebbe essere garante della correttezza non risponde al telefono e non risponde di nulla.
Bene, anzi male, non resta che prendere nota e fare ricorso agli organi di garanzia, ovvero ai “probiviri” del partito; ma chi sono? Chi li ha eletti? Cercheremo di capirlo nel prossimo capitolo. Gli onesti e i corretti si spendono con generosità, ma le falle sono troppe e da soli è impossibile tenerle d’occhio tutte.
I congressi dei partiti sono normalmente un colabrodo di prepotenze d'ogni tipo... sono una delle miserie umane e più se ne raccontano e più se ne possono raccontare. Del resto, noi italiani ne abbiamo concreta prova; dalla presidenza della cosiddetta Repubblica a quella del Consiglio dei ministri... all’incaricato dell’ultima biblioteca rionale, tutto ha genesi dai dirigenti politici eletti nei congressi dei partiti.
di Giannantonio Spotorno