sabato 17 dicembre 2016
Ci vuole una faccia tosta come il marmo a domandarsi come mai soprattutto i giovani abbiano votato “No” e bastonato il Partito Democratico.
Una delle poche diversità tra la Prima e la Seconda Repubblica è data dal fatto che, almeno nella Prima, i politici un po’ di vergogna, un po’ di timore dell’opinione pubblica e del comune senso del pudore lo sentivano. Viene infatti da chiedersi, ma come si sentirà la ministra Valeria Fedeli quando incrocerà lo sguardo di tanti ragazzi che penano per studiare e laurearsi? Come si sentirà di fronte a quei tanti giovani e non che pur di ottenere i dottorati lavorano come possono di giorno e stanno sui libri la sera? Oppure quelle decine di migliaia di universitari che cercano d’affrettarsi alla tesi per non pesare sulle famiglie a suon di rinunce e sacrifici?
Perché, cari amici, non solo la ministra Fedeli ha dichiarato una laurea che non possiede ma, colmo dei colmi, è stata messa al dicastero della Pubblica istruzione. Roba da non credere. Come se non bastasse la ministra, stavolta in buona compagnia, aveva dato la parola che in caso di vittoria del “No” avrebbe mollato persino il Parlamento. Lo aveva fatto pubblicamente così come la Boschi, Carbone e molti altri autorevoli deputati del Pd, l’ex Premier Renzi addirittura aveva assicurato l’abbandono della politica.
Sia chiaro, in passato qualche altro capitan trinchetto nel Pd c’era stato. Veltroni, infatti, promise di andare in Africa qualora avesse perso le elezioni nel 2008 e invece non solo non ci andò ma pensò bene di mettere su casa a New York. Del resto gli ex comunisti hanno sempre subito il fascino del capitalismo, una vera sindrome di Stendhal, sarà per questo che la maggior parte di loro ha vissuto e vive tra barche, salotti eleganti, verande sul mare e griffe di lusso.
Eppure nel caso della ministra Fedeli c’è di più. Sì perché la signora è un’ex sindacalista della Cgil, un sindacato operaio la cui base da sempre è composta di gente che della dignità, della parola e della sincerità ne ha fatto una ragione di vita. Ecco perché “l’errore” della ministra Fedeli, che voleva essere chiamata non solo onorevole ma anche dottoressa, è molto più grave. Per i sindacalisti, quelli veri, la credibilità è tutto. Eppure, nonostante la verità sulla laurea inesistente sia venuta a galla, la ministra resta al suo posto con la fiducia confermata da parte del Premier Paolo Gentiloni, come se niente fosse.
A proposito di buon esempio, in Germania un importante ministro si dimise in ventiquattro ore perché uscì fuori che la sua tesi di laurea era stata in parte scopiazzata. Bene, anzi male, che senso ha domandarsi come mai i giovani votino contro il Pd quando gli esempi che vedono sono quelli del tipo Boschi, Renzi, Carboni, Fedeli e compagnia bella? Oltretutto anche con il Jobs Act, che Renzi sbandierava come decreto per i giovani, si è capito a chi fosse veramente indirizzato, cioè a Confindustria e alle grandi imprese.
Insomma, si è persa ogni attenzione alla parola esempio, quello stesso esempio che un tempo contava più di ogni altra cosa perché bastava seguirlo per crescere sani. Ecco perché Matteo Renzi ha fallito con tutta la sua squadra e il suo partito, perché a sentirli giurare, promettere, assicurare, è venuta la rabbia rispetto ai loro comportamenti quotidiani. Del resto, lo stesso Esecutivo Gentiloni è l’espressione del pessimo esempio, di quanto la parola e gli impegni presi verso i cittadini siano poco credibili.
Dunque, chiedersi perché soprattutto i giovani, ma anche milioni di altre persone, abbiano abbandonato il Pd a favore della protesta grillina più che una stupidaggine è un’ipocrisia. Qui non si tratta di fare il processo agli ex comunisti o cattocomunisti, perché dall’altra parte, nel centrodestra, le cose non sono molto diverse, si tratta di capire quanto sia importante la credibilità, l’affidabilità, la dirittura della classe dirigente. È da lì che bisogna ripartire, dalla selezione, dalla qualità, dalla serietà dei politici e della politica, solo così potrà rimarginarsi la pericolosa frattura tra Parlamento e cittadini, Paese ed elettori, Stato e contribuenti. Con l’Esecutivo Gentiloni ancora una volta si è presa la strada opposta. Viene da pensare che siano inguaribili, ma non è così, alle prossime elezioni guariranno eccome.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca