mercoledì 14 dicembre 2016
Cosa chiedevano le opposizioni al nuovo Premier? Discontinuità rispetto alla stagione renziana. Cosa chiede la dirigenza del Partito Democratico a Gentiloni? Continuità rispetto al precedente Governo. Come si comporterà “Paolo il freddo”? Farà un po’ e un po’. Per contentare la minoranza del Pd ha tenuto fuori della porta Denis Verdini. L’aristocratico Gentiloni nega al gruppo dei peones di Ala la legittimazione a stare nel perimetro governativo nel convincimento nient’affatto infondato che avere un Verdini in casa costi in credibilità più di quanto renda nelle urne averlo come alleato.
Riguardo alla tenuta dei numeri della maggioranza, in assenza del sostegno verdiniano, il neo-premier è certo che anche al Senato i voti non mancheranno grazie alla sovrabbondanza di parlamentari senza patria e senza bandiera il cui solo scopo nella vita è di restare in sella il più a lungo possibile. C’è poi una discontinuità che mira a strizzare l’occhio a Forza Italia. Quella frase buttata lì a caldo sull’intenzione di non mettere becco, come Governo, nella stesura della nuova legge elettorale ma di lasciare che sia il Parlamento a mettervi mano, non poteva non essere colta con interesse dalla dirigenza forzista. E c’è discontinuità anche nella ricerca di un diverso approccio alle riforme fallite dal pressapochismo renziano. Non per tutte visto che Marianna Madia e Giuliano Poletti restano ai loro posti. Ma per il dicastero dell’Istruzione è un’altra musica. È saltata la ministra Stefania Giannini, intestataria di un pessima legge sulla Scuola che ha fatto incavolare tutti i protagonisti del mondo dell’educazione. Al suo posto non c’è una “professorona” ma Valeria Fedeli, una vita in Cgil. Alla ex-sindacalista con la passione per i tavoli negoziali è stata affidata la missione più difficile: ricucire con quel mondo che in passato è stato elettoralmente molto generoso con la sinistra.
Al momento la discontinuità si ferma qui. Per il resto è tutto un “come prima”. Ma con dei peggiorativi. La decisione di promuovere l’ex-reginetta del ballo renziano, Maria Elena Boschi, alla funzione di sottosegretario alla presidenza del Consiglio è stato un autogol. Sulla riforma costituzionale, imitando il suo mentore, la rampante ministra ci aveva messo la faccia. Avendo rimediato una sonora sconfitta avrebbe dovuto fare un passo indietro. Invece, ne fa due avanti. Gli elettori, che hanno dimostrato di non avere l’anello al naso, puniranno severamente questo morboso attaccamento al potere della giovane di Laterina: altro carburante gratuito per il razzo Cinque Stelle.
Su Angelino Alfano nuovo ministro degli Esteri, invece, bisogna provare a invertire l’angolo di osservazione. Per le opposizioni si tratta di una promozione scandalosa. Per il popolo del centrodestra di un doloroso spettacolo nel quale un quivis de populo cresciuto alla corte di Silvio Berlusconi diviene l’icona del “Franza o Spagna purché se magna”. In realtà il suo trasferimento alla Farnesina potrebbe trattarsi di un’operazione di salvataggio in stile “Navy Seals”. Da ministro dell’Interno ne ha combinate troppe per non essere classificato come pericoloso per qualsiasi compagine di governo. In condizioni normali uno così sarebbe stato rispedito a casa con biglietto di sola andata, ma essendo il giovanotto a capo di un micro-partito decisivo per la tenuta della maggioranza un suo allontanamento non sarebbe stato possibile. Promuovendolo agli Esteri si è scelta la strada di una sostanziale sterilizzazione dei suoi margini di manovra. Alla Farnesina, infatti, regna sovrana un’espertissima Elisabetta Belloni che, da Segretario generale, lo marcherà a vista per impedirgli di fare danni. Poi c’è la ricostituzione-farsa del ministero per il Mezzogiorno che sembra il “Ministero della Magia” di Harry Potter. Peccato, però, che la bacchetta degli incantesimi sia stata lasciata nelle mani del renziano di ferro Luca Lotti che, da ministro dello Sport, tra un salto in lungo e un torneo di calcio, gestirà il forziere del Cipe. Alla faccia della discontinuità! Ma siamo solo alle prime quarantottore di questo Governo. Aspettiamo ancora un po’ e capiremo dov’è che prima andrà a sbattere.
di Cristofaro Sola