Riforme vere e riforme fasulle

martedì 29 novembre 2016


In merito al referendum costituzionale, mi trovo in piena sintonia con Arturo Diaconale quando scrive che “il 4 dicembre gli italiani andranno a votare per una riforma fasulla che svela l’incapacità di realizzare quelle vere e realmente necessarie”.

In sostanza è proprio questo il punto dolente, sebbene chi ha promosso la riformicchia del Senato bolli come benaltrista chiunque osi metterne in discussione l’intera, fragilissima impalcatura. Se realmente si voleva far uscire il Paese da quella palude tante volte evocata da Matteo Renzi occorreva, a mio modesto parere, mettere mano a quella forma di collettivismo strisciante che ha prodotto nel tempo il terzo debito pubblico del mondo. Un collettivismo strisciante che la politica di bonus e mance elettorali voluta dal Premier ha addirittura accresciuto, nonostante i continui moniti della tanto vituperata Europa. Non è un caso che, proprio nei termini di uno sciagurato aumento del perimetro della spesa pubblica, l’attuale Governo si sta rendendo responsabile, per pure ragioni di consenso, dello smantellamento della Legge Fornero, ossia dell’unica riforma vera prodotta dal sistema politico negli ultimi anni. E non è un caso che la stessa, pur con molti mal di pancia da parte dei politici di professione, si è potuta realizzare solo con un’amplissima maggioranza parlamentare. In quel caso, il bicameralismo paritario non impedì al Parlamento di adottare una impopolarissima misura la quale, è bene ricordarlo, consentì al sistema italiano nel suo complesso di non saltare.

Tuttavia oggi, sfruttando l’irripetibile combinato disposto di tassi d’interesse tenuti artificialmente molto bassi dalla Banca centrale europea di Mario Draghi, di un costo delle materie prime quasi ai minimi storici e una ripresina mondiale che tiene a galla le nostre esportazioni, il machiavello di Palazzo Chigi riprende spavaldamente la strada del cosiddetto deficit-spending, raccontando al Paese che per salvarlo dalla bancarotta occorre prioritariamente far passare l’illeggibile riforma costituzionale in oggetto. Ma non sarà che il benaltrista è proprio lui?


di Claudio Romiti