Le querele temerarie minacciano i cronisti

domenica 27 novembre 2016


Giornata straordinaria di mobilitazione dei giornalisti contro le querele temerarie. L’iniziativa, tenutasi nei giorni scorsi e promossa dalla Fnsi, aveva due obiettivi: sollecitare l’approvazione del provvedimento che elimina il carcere per i cronisti come sollecitato dalla Corte di giustizia europea; varare una norma legislativa che ponga un argine alle “querele temerarie” divenute ormai, secondo la Federazione nazionale della stampa, uno strumento di minaccia contro il giornalismo d’inchiesta e del diritto di cronaca. Negli ultimi tempi il fenomeno di portare in Tribunale i cronisti che con il loro lavoro contribuiscono a scoprire i malaffari delle mafie e le infinite strade della corruzione si è particolarmente esteso, quasi a costringere i cronisti ad una “autocensura”, se non vogliono passare ore e ore a discolparsi nelle aule giudiziarie.

A scendere in piazza, il segretario e il presidente della Fnsi e molti cronisti e croniste costretti a vivere sotto scorta per le minacce ricevute. Soprattutto in alcune zone del Paese è in pericolo l’informazione libera, plurale e non condizionata da qualsiasi forma di bavaglio. La situazione sta diventando sempre più drammatica a causa della crisi economica del settore dell’editoria. L’ultimo studio di Mediobanca certifica che soltanto “Cairo Editore” e il “Gruppo editoriale L’Espresso” presentano bilanci in utile. Nel quinquennio che va dal 2011 al 2015 i nove principali gruppi editoriali hanno perso il 32,6 per cento del fatturato (quasi 2 miliardi di euro) e ridotto la forza lavoro di 4.500 unità, scendendo a circa 13mila dipendenti. Il taglio dei lavoratori starebbe continuando anche quest’anno. E quello che appare più grave è il crollo delle vendite dei quotidiani, calate di un milione di copie. In Italia si leggono ogni giorno appena un milione e 800mila copie rispetto ai 2 milioni e 800mila copie vendute cinque anni fa. Una diminuzione del 34 per cento che si aggiunge al crollo degli introiti provenienti dalla pubblicità. In base alla ricerca di Mediobanca, “Cairo Editore” (che nel 2016 ha acquistato il pacchetto di maggioranza e di controllo del gruppo “Rcs” che edita il “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport”), la società “Itedi” (“La Stampa” e “Il Secolo XIX”) e il gruppo l’Espresso (“la Repubblica” ed altri 17 quotidiani locali) hanno chiuso nel quinquennio i bilanci in utile, mentre la Mondadori si appresta a registrare quest’anno un risultato utile. La redditività operativa del settore editoriale resta inferiore a quella dell’industria manifatturiera. In coda si trovano “Il Sole 24 Ore” (la cui vertenza è esplosa dopo il buco di 62 milioni di euro che ha portato al cambio del Consiglio di amministrazione e alla nomina di Giorgio Fossa come presidente) e “Class Editori”.

Analizzando la struttura finanziaria, lo studio di Mediobanca evidenzia che “Cairo Editore” non registra debiti, che “Rcs” ha un’esposizione di oltre 5 volte superiore ai propri mezzi, che “Caltagirone Editore” presenta una liquidità 4 volte l’espansione finanziaria, che i ricavi di “Monrif Group” (“Qn-Quotidiano Nazionale”, “La Nazione”, “Il Giorno”, “Il Resto del Carlino”) sono scesi di circa l’ per cento. Per salvare il quotidiano economico della Confindustria secondo gli analisti ci vorranno dai 60 ai 100 milioni di euro. Intanto i vertici del gruppo hanno presentato alla Procura di Milano un esposto contro “la pubblicazione indiscriminata di notizie e atti riservati che danneggiano l’azienda”. A sua volta, la redazione del “Sole” in sei comunicati del Cdr ha rifatto la storia degli sviluppi degli ultimi anni: comportamenti dell’editore, piani industriali, nomina di direttori, tagli e prepensionamenti dei dipendenti, azione di responsabilità e ricapitalizzazione.

Una boccata d’ossigeno all’editoria sembra arrivare dalla lettura della tabella della relazione tecnica ad un emendamento del Governo alla manovra che riguarda l’editoria. Duecento milioni di euro per il 2017, altrettanti per il 2018 e il 2019 costituiscono l’ammontare delle risorse che confluiscono nel Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Tra le novità della legge sull’editoria c’è anche la definizione specifica dei criteri in cui rientra il quotidiano on-line, definito tale quando è una testata giornalistica con precise caratteristiche che vanno dalla registrazione in Tribunale all’iscrizione del direttore all’Ordine dei giornalisti, dalla pubblicazione dei contenuti alla frequenza di aggiornamento.


di Sergio Menicucci