Renzi: un pokerista nella stanza dei bottoni

giovedì 24 novembre 2016


Avvicinandosi a grandi passi il referendum costituzionale, interpretato dalla maggioranza di Governo come uno spartiacque tra la civiltà e il caos della barbarie, regna una grande confusione nella cosiddetta stanza dei bottoni. Un luogo, quest’ultimo, occupato da un giovin signore il quale, prima di arrendersi alla inevitabile sorte, sta utilizzando con dovizia di chiacchiere tutto il suo campionario di spregiudicato pokerista della politica.

In particolare, con l’evidente scopo di indirizzare a suo favore il consenso di due grandi bacini elettorali, il mondo della scuola e quello sterminato delle pensioni, le relative misure di spesa annunciate in questi ultimi mesi stanno stranamente procedendo a singhiozzo, con la prospettiva di essere ufficialmente varate appena un secondo dopo la chiusura dei seggi, o giù di lì. Tant’è che le deleghe attuative della “Buona Scuola”, la quale tra le altre cose prevede una ulteriore infornata di docenti a tempo pieno al Sud, in cui è notoriamente molto forte il fronte del “No”, usciranno non prima del 4 dicembre. Ma un uccellino mi dice che molto probabilmente le stesse deleghe potrebbero superare d’un balzo il giorno dell’ordalia renziana, così da stimolare nei singoli aspiranti docenti e nelle loro parentele una maggiore sensibilità nei confronti della riforma Boschi.

Idem con patate per la ancora più vasta platea di pensionandi in attesa di una manna previdenziale anticipata. Pensionandi la cui massa potenziale è stata abilmente fatta lievitare in questi mesi grazie ad una continua raffica di annunci di benefici a 360 gradi. Si è persino giunti ad inserire tra chi svolge lavori usuranti le docenti delle scuole materne e della prima infanzia, equiparando questi soggetti agli operai delle miniere o delle fonderie, tanto per fare alcuni esempi. Ciò segnala che si sta veramente raschiando il fondo del barile, nella disperata ricerca di un consenso perduto che non è pensabile di recuperare con questi mezzucci da illusionisti di quart’ordine.

Oramai i buoi sono usciti dalla stalla, come si suol dire, e chi sta esponendo un Paese di per sé fragile ai rischi di una ennesima turbolenza finanziaria non può che fare mea culpa fin da adesso. Non ci sono scusanti per un Premier il quale, con l’unico scopo di rafforzare il suo potere e compiacere la propria, evidente megalomania, si è inventato un referendum sbagliato al momento sbagliato.


di Claudio Romiti