“Liberland”: tecnologia e utopia politica

mercoledì 23 novembre 2016


Si è chiusa in questi giorni la convention “Interlibertarians”, la conferenza simbolo dei movimenti libertari, liberisti e indipendentisti europei, organizzata da Liberisti Ticinesi e Movimento Libertario. Quest’anno dedicata al tema della “Resistenza contro lo Stato”, la conferenza ha visto come ospite principale Vít Jedlička, il fondatore di “Liberland”, un micro-Stato autoproclamatosi indipendente nel 2015, situato tra la Serbia e la Croazia, in un fazzoletto di terra che, secondo Jedlička, è rimasto escluso nel contenzioso che riguarda i confini tra i due Paesi. Questo micro-Stato rappresenta la terra promessa dei libertari: Vít Jedlička è infatti un convinto sostenitore dei temi pro-liberty, e da sempre ripete a media e interlocutori istituzionali che la “sua” Repubblica si baserà su un sistema di tassazione minima, che possa coprire esclusivamente le poche aree di competenza dello Stato, ovvero giustizia, sicurezza e diplomazia.

Il progetto di Liberland ha riscosso fino ad oggi molto successo, con centinaia di migliaia di richieste di cittadinanza arrivate on-line, e molti donatori e sostenitori della piccola utopia libertaria. Uno degli alleati principali di questo progetto è proprio il mondo della tecnologia, che non offre solo un efficiente strumento di raccolta - e selezione - delle richieste di cittadinanza, ma rappresenta anche il mezzo di gestione della moneta, rigorosamente secondo il sistema elettronico di Bitcoin. Non solo, anche i contratti verranno registrati e organizzati grazie agli strumenti web: Liberland si affida infatti alla tecnologia Blockchain, un sistema decentralizzato di gestione e registrazione delle transazioni on-line che rappresenta quello che potrebbe essere immaginato come uno “grande notaio” del web: indipendente, non-statale, certificato esclusivamente dal mercato.

L’esempio di Liberland portato ad Interlibertarians rappresenta un interessante esperimento politico oltre che una provocazione intellettuale. L’intento è infatti quello di dimostrare che comunità di individui potrebbero vivere in pace e in prosperità anche senza la presenza di uno Stato a vocazione “dirigista”. Dinamiche ed intenti che non incontrano, come di consueto, il benestare degli Stati sovrani “tradizionali”, timorosi di perdere il controllo su ambiti considerati strategici per il controllo delle risorse. In Italia, per esempio, si è già corsi ai ripari con la proposta di vietare alcuni tipi di transazioni on-line, presentata dal deputato Giuseppe Stefano Quintarelli (Scelta Civica), e l’ennesimo tentativo di far approvare la web-tax per i servizi internet, presentata da Francesco Boccia (Pd) nell’ambito dell’ultima legge di bilancio.

Insomma, tra gli esperimenti libertari e il mondo reale c’è ancora molta distanza, ma questa sembra destinata ad accorciarsi sempre più, complici Internet, tecnologia e, ovviamente, molti sognatori.


di Elisa Serafini