venerdì 18 novembre 2016
Di quando il teleschermo era un 17 pollici in bianco e nero, per i benestanti 21, ricordo con simpatia le repliche di una commedia cinematografica del regista René Clair, in cui uno “sfigato” giornalista sull’orlo del suicidio fa carriera e si afferma professionalmente ed economicamente perché il fantasma di un collega defunto, che da vivo lo aveva in simpatia, gli consegnava in anticipo la copia del giornale del giorno dopo, consentendogli scoop con semplice copia ed incolla. La pellicola del 1944 aveva come titolo originale “Happened Tomorrow”, in italiano “Accadde Domani”.
A noi de “L’Opinione delle Libertà” è accaduto con una serie di articoli pubblicati nelle edizioni dell’8, 9 ottobre e 22 novembre del 1997 (di cui una sintesi per chi volesse documentarsi in rassegna stampa) di determinare con incredibile precisione una finestra temporale di rischio per una catastrofica nuova eruzione del Vesuvio nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2029; ipotesi divenuta attualissima per i ripetuti allarmi di studiosi alcuni dei quali parlano, non so però su quali dati oggettivi, di pericolo imminente da fronteggiare con appropriati piani di evacuazione, sinora goliardicamente vissuti come “gioco di società” in quei comuni che li hanno stilati e persino provati con esercitazioni ad hoc. Purtroppo una congenita superficialità, dovuta in parte a fatalismo in parte a scetticismo e carente cultura scientifica, rischia di trasformare l’esodo di circa 700mila persone residenti nei 25 comuni compresi nella cosiddetta “zona rossa”, quella considerata a maggior rischio, in un mortale e maledetto ingorgo per l’intersecarsi di linee di fuga non pianificate e, soprattutto, non realizzate con un finalizzato piano di infrastrutture, che se vi fosse stata la dovuta attenzione dei politici locali e nazionali verso il problema da noi prospettato, avrebbero consentito una gestione razionale e funzionale.
Il caso emblematico è quello del Comune di Napoli, di cui è sindaco Luigi de Magistris, che sta completando il suo piano cartaceo oltre il tempo massimo, e si trova di fronte alla paradossale situazione che gli abitanti di alcuni quartieri per mettersi in salvo, dopo essere stati fatti confluire in “aree di attesa” per poi venire spostati nelle “aree di incontro” da cui alla fine venire trasferiti nelle “aree di ricovero”, dovrebbero attraversare la zona a più alto rischio. San Gennaro attrezzati per il Miracolo, con la “M” maiuscola.
Si fosse provveduto in tempo, come ha fatto la scienza “verace”, quella del non politicamente corretto che non sposa le “bestialità” in stile Conferenza delle Parti (COP22), quale la ventiduesima della serie in corso in questi giorni a Marrakech, che ha invece preso in seria considerazione l’allarme veicolato nel 1997 da L’Opinione delle Libertà, che aveva come fonte primaria il professor Giovanni Gregori, un fisico dell’atmosfera che si era trovato ad occuparsi di fenomeni geofisici notando che esisteva un legame ciclico, nello specifico del vulcanesimo, più in generale di tutti i fenomeni geofisici, clima compreso, con l’andamento dei cicli solari ed il variare delle mutue azioni tra la Terra e i restanti Corpi celesti, oggi saremmo in grado di meglio gestire l’eventuale emergenza, che sembra coinvolgere persino le Forze armate, in genere l’asso nella manica per evitare il peggio, che sarebbero in primo luogo impegnate, con le conseguenze del caso, ad evacuare se stesse da importanti infrastrutture che si trovano nella zona rossa. Ministro Roberta Pinotti, l’onere di questo “miracolo” è di Sua competenza.
Oggi il Vesuvio e aree collegate, a cominciare dai Campi Flegrei, dove tra il 29 settembre ed i 6 ottobre del 1538 sorse nei pressi del Lago Lucrino il vulcano Monte Nuovo che distrusse il villaggio medioevale di Tripergole, sono tra le aree più sorvegliate al Mondo con l’obiettivo teorico di riuscire a dare un allarme certo, perché uno o più falsi allarmi produrrebbero danni enormi e ingenererebbero sfiducia ed incredulità, con tre giorni di anticipo. In relazione al Vesuvio, dopo una serie di eventi quali quelli descritti da Plinio il Giovane o nel sito sopra citato, il sollevamento della sommità del Vesuvio di alcuni centimetri, non rilevabile da terra neppure con i più sofisticati strumenti - come invece dallo spazio con un interferometro allocato su un satellite geostazionario che da anni, a seguito dell’allarme del professor Gregori, tiene sotto controllo il respiro del mostro - sarebbe il segno di una eruzione imminente. Il metodo ha funzionato per altre paventate disastrose eruzioni di vulcani, sia pure caratterizzati da serie storica nota di più eventi, quindi con periodo di ciclicità relativamente certo. L’ultima nota catastrofica eruzione del Vesuvio, che modificò anche l’area del Golfo di Napoli, avvenne dal 16 dicembre 1931, al 6 gennaio 1632. Come illustravamo nella serie di articoli del 1997 e come abbiamo più volte affermato in questo articolo, esiste una correlazione tra i vari fenomeni geofisici, clima compreso, in particolare tra fenomeni vulcanici ed attività sismica nel territorio italiano.
In prossimi articoli approfondiremo la questione anche sotto il profilo di un risveglio del vulcano sottomarino Marsili e del connesso rischio di catastrofico maremoto, con l’intento di fornire una corretta e puntuale informazione scientifica, enfatizzando anche la differenza enorme tra il concetto di rischio e quello di pericolo allocabile nel tempo e nel luogo. Una precisazione a tutela degli scienziati che studiano con serietà questi fenomeni, che sembrano preoccupati da iniziative a posteriori della magistratura, con potenziale incriminazione per non avere previsto gli eventi o, al contrario, per avere procurato allarme non seguito dai paventati eventi. Anche a questo serve una corretta mediazione giornalistica fatta da articolisti competenti e non da ideologizzati “rimpalla bestialità” quali quelle su cui in questi giorni si discute a Marrakech.
di Giorgio Prinzi