Il nemico del mio nemico è mio amico

sabato 5 novembre 2016


L’immagine dell’Italia di oggi è ancora quella descritta da Machiavelli nelle ultime pagine del Principe: “Sanza capo, sanza ordine; battuta, spogliata, lacera, corsa, [...] rimasa come sanza vita, aspetta qual possa essere quello che sani le sue ferite, [...] e la guarisca di quelle sue piaghe. [...] Vedesi ancora tutta pronta e disposta a seguire una bandiera, pur che ci sia uno che la pigli”. All’epoca Machiavelli pensava alla bandiera dei Medici per dare un senso di nazione all’Italia.

Oggi, tanto per far paragoni impossibili, è qualcun altro che ci sta riprovando ma, un po’ per gli errori suoi, un po’ per l’insofferenza di chi preferisce vivere “sanza capo, sanza ordine”, il percorso pare di nuovo in bilico. Matteo Renzi ha un grande merito. Ci ha portato fuori dal ridicolo circo imbastito dall’antiberlusconismo recitato contro le olgettine, Ruby rubacuori, D’Addario e compagnia. Ha ridato così alla destra la dignità della destra. Ha disincagliato il Partito Democratico dalle secche aride del post-comunismo. Ha ipotizzato una sinistra moderna di tipo blairiano. Ha cercato di dare seguito all’impegno di riformare la Costituzione dopo la rielezione di Giorgio Napolitano. Ha commesso però un grandissimo, imperdonabile errore. Non ha capito che, con l’affermazione del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, l’Italicum, pensato per la storica contesa destra-sinistra, non aveva più motivo di esistere. Anzi risulta dannoso per l’Italia, oltre che per la destra e la sinistra.

Adesso corre ai ripari: abolizione del doppio turno, premio di maggioranza alla coalizione, collegi uninominali. Benissimo. Ma è tardi. Il fronte del “No” è compatto nella pars destruens: un’occasione più unica che rara per ammaccare il Premier, chiudere un ciclo e riaprire i giochi, forse verso l’incoronazione del M5S. In questo clima, la discussione sui temi della riforma costituzionale è sempre più malinconica e irreale. Si parla di Costituzione ma si guarda alla politica. Il dibattito diventa addirittura vile nei confronti di chi, giovani e meno giovani, crede, in buona fede, che il 4 dicembre si voterà sulla Costituzione, cercando di districarsi su faccende di non facile intendimento. I contendenti recitano la loro parte, ben sapendo che la Costituzione è solo il pretesto per uno scontro diverso. Non si può sonnecchiare per due ore davanti al confronto televisivo Renzi-De Mita, semplicemente per sentirsi dire che la riforma è “mal scritta” e sobbalzare dalla sedia di fronte all’acidità di un De Mita offeso dal ricordo che, più che il “pensiero” è stata la “perdita del seggio” ad avergli fatto lasciare nel 2008 il Pd per l’Udc. Non si può ascoltare, una sera sì e l’altra pure, ormai da diverse settimane, la recita di Marco Travaglio che, dal salotto della Gruber, denuncia l’attentato della Boschi contro l’articolo 1 della Costituzione, quello della sovranità popolare. Cosa ne pensa Travaglio della decisione dell’Alta Corte britannica secondo cui la Brexit la deve decidere il Parlamento (in parte eletto e in parte nominato) e non il referendum?

Non si può ascoltare Massimo D’Alema tacciare la riforma renziana di autoritarismo, quando la sua bicamerale proponeva il semipresidenzialismo. Non si può ascoltare il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, denunciare che con il nuovo Titolo V i pugliesi non saranno più liberi di decidere in autonomia, in casa loro, sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio antistanti la Puglia. Chi si scalda d’inverno è il nord, non il sud. E poi c’è il professor Valerio Onida, che contesta con indiscussa nobiltà l’ambiguità del quesito referendario. Andrebbe meglio definito o spacchettato, per accontentare un po’ tutti. Intanto lo spacchettamento lo stanno facendo i sostenitori del “No”, che cavalcano, ognuno per suo conto, un proprio personale motivo di contrasto alla riforma, in opposizione a Renzi e al suo Governo. Il fronte del “No” non esiste. Ma, come accade spesso, malignamente, il nemico del mio nemico è mio amico.


di Guido Guidi