Lo skipper

venerdì 14 ottobre 2016


Una volta tanto la pensiamo esattamente come Massimo D’Alema, non solo ovviamente sul “No” al referendum, ma sul fatto che intorno al voto, l’area di maggioranza e di governo, abbiano creato un clima intimidatorio e pericoloso. L’ex Premier non è stato mai in cima ai nostri pensieri, tutt’altro, l’abbiamo considerato e lo consideriamo un avversario politico, nonostante ciò non possiamo non riconoscergli una stoffa di qualità. Del resto “Baffino” è uno skipper di lungo corso e come tutti i timonieri guarda lontano, scruta l’orizzonte, insomma meglio degli altri intuisce come attrezzarsi per arrivare nel porto stabilito.

Negli ultimi venti anni, almeno per noi, D’Alema è stato sicuramente il miglior cavallo della scuderia ex Pci e se non avesse avuto lo sciocco e invidioso disturbo di Walter Veltroni molto di più avrebbe realizzato. Certo di errori ne ha commessi e tanti nella sua esperienza a Palazzo Chigi, ma il contesto del suo partito in quegli anni non consentiva quelle fughe in avanti che probabilmente D’Alema immaginava. Insomma tante cose della politica attuale che sembrano normali, allora erano considerate eresie o tradimenti, oltretutto il retaggio di una certa ipocrisia da sdoganamento, nell’ex Pci, era devastante. Del resto non è un caso che Renzi si sia accanito sin dall’inizio del suo percorso soprattutto contro D’Alema, l’ha fatto, ritenendolo il più pericoloso competitore nella conquista della gloria personale.

Insomma, sia come sia per Matteo Renzi, D’Alema è fumo negli occhi e il solo pensiero che con la vittoria del “No” possa tornare in campo, lo manda ai pazzi. E proprio qui, su questo punto, cioè sul saper guardare lontano, che sta tutta la differenza fra lo skipper e il resto della minoranza. Baffino, infatti, non solo è stato l’unico a schierarsi da subito frontalmente contro la riforma costituzionale, ma lo ha fatto creandoci intorno un movimento che guarda molto oltre. Va da sé, che l’esito finale di tutto ciò, nel caso molto probabile di vittoria del “No”, segnerebbe la ridiscesa in campo di D’Alema a capo di uno schieramento anti-renziano. Non solo, ma siccome l’ex Premier sa bene che dopo il referendum l’Italicum cambierà e tra le modifiche la più importante sarà quella di dare il premio di maggioranza alla coalizione anziché alla lista, D’Alema se la gioca alla grande.

Infatti, mettere in gioco la coalizione anziché la lista, renderà automaticamente strategici anche quei movimenti che viceversa sarebbero stati risucchiati nel nulla. È su questo che conta D’Alema, sulla possibilità di fondare all’indomani della sconfitta di Renzi una nuova area di riferimento, che raccolga una parte dei profughi del “Sì”, degli anti-renziani e degli scettici che sono stati obbligati a seguire il Premier. Quest’area, infatti, non solo non sarà frazionale, ma potrebbe costituire l’interlocutore naturale per qualsiasi evenienza politica alle prossime elezioni.

Insomma, D’Alema guarda lontano e secondo noi guarda bene, anche perché i dissidenti del Pd che oggi fanno “bau, bau” senza vere il coraggio di rompere, con la vittoria del “No” si metteranno in fila alla sua porta. È una grande scommessa quella che sta giocando Massimo D’Alema e per quel che ci riguarda, visto che voteremo “No”, speriamo di cuore che la vinca. Certamente non sarà facile, considerata la macchina da guerra a favore del “Sì” che Renzi ha messo in piedi, ma tre anni di sbrasate, di promesse al vento, di risultati pessimi, potranno fare la differenza a vantaggio del “No”. Perché sia chiaro, sull’esito del referendum, peserà non solo il merito di una riforma che a leggerla fino in fondo provoca l’orticaria, ma soprattutto il comportamento del Premier e del suo Governo.

 


di Elide Rossi e Alfredo Mosca