Scenario drammatico a “Il Sole 24 Ore”

mercoledì 12 ottobre 2016


Incredulità e preoccupazione per le vicende che coinvolgono “Il Sole 24 Ore”, primo giornale economico italiano, di proprietà della Confindustria. La Procura di Milano sta indagando sui conti del quotidiano dopo l’esposto dell’Associazione dei consumatori, Adusbef, in cui si ipotizza la falsità dei bilanci. Nei primi giorni di ottobre anche il giornalista Gianluca Borzi aveva presentato due esposti alla Consob sulla situazione contabile degli ultimi anni. Veniva contestato il fatto che dal giorno della quotazione in Borsa il quotidiano avrebbe presentato una situazione non veritiera, dichiarando nel bilancio 2015 un aumento delle vendite (da 335mila del 2008 a 375mila) ma una diminuzione dei ricavi (144 milioni a fronte dei 207 del 2008).

Già nel 2012 il piccolo azionista Giovanni Esposito si era rivolto alla Procura per chiedere come mai le copie venivano dichiarate in aumento mentre i ricavi in discesa. Le perdite di 50 milioni nel primo semestre 2016 e di 300 milioni in sette anni e mezzo, l’erosione del patrimonio netto disegnano uno scenario gravissimo del Gruppo 24 Ore.

Il mondo imprenditoriale e quello giornalistico è in fibrillazione da quando il presidente del gruppo, l’industriale chimico Giorgio Squinzi, ed altri 5 consiglieri si sono dimessi aprendo le porte ad una fase transitoria. Saranno il novarese Carlo Robiglio e il sempre presente nei salvataggi Giancarlo Abete a traghettare per una quarantina di giorni le sorti del gruppo. La Federazione nazionale della stampa, le associazioni dei giornalisti della Lombardia e del Lazio e il comitato di redazione hanno chiesto un immediato rilancio della testata per non mettere a rischio un pilastro dell’informazione economica, finanziaria e normativa italiana.

C’è comunque sconcerto per quanto accaduto, perché in pratica è stata occultata una realtà grave “con proclami tesi ad esaltare l’eccellenza e l’innovazione del prodotto” mentre in questi anni i giornalisti hanno accettato responsabilmente pesanti sacrifici che gli errori di gestione rischiano di rendere inutili. L’esito della drammatica riunione del Consiglio di amministrazione di venerdì 30 settembre pone per i sindacati del gruppo molti interrogativi sui quali dovrà essere fatta chiarezza. Il primo punto è come si è arrivati a questa situazione che mette a repentaglio il giornale, la sua redazione e il grande patrimonio di competenza che lo caratterizza. In secondo luogo occorre trasparenza su come l’azionista di maggioranza, e cioè la Confindustria, intenda rilanciare Il Sole 24 Ore definendo un piano industriale serio e credibile. Si è avuta l’impressione che il giornale sia stato un territorio di scontri di potere. In Borsa l’azione Sole 24 Ore ha risentito dell’incertezza sul futuro: si è perso circa il 10 per cento.

La scossa provocata dalle dimissioni dell’ex presidente della Confindustria Squinzi, dell’imprenditore Carlo Pesenti e di altri 4 consiglieri di amministrazione è stata violenta. In una nota firmata da Pesenti, Livia Pomodoro, Claudia Parzani i motivi del passo indietro non riguardano solo i contrasti sul rafforzamento del capitale ma anche in considerazione “della irrituale richiesta avanzata dal socio di maggioranza (cioè Confindustria) circa la disponibilità di tutti i consiglieri a rimettere il proprio mandato su richiesta”. Era stato il direttore generale di via dell’Astronomia Marcella Panucci a chiedere ai consiglieri di firmare una lettera di dimissioni in bianco. Il magistrato Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano, si è opposta ad una richiesta ritenuta “irrituale e offensiva”.

Nel corso della riunione si è anche sfiorata la tragedia in quanto il presidente Gabriele Del Torchio colpito da infarto è stato trasportato e operato d’urgenza all’ospedale. I contrasti tra Squinzi e il neo presidente napoletano Vincenzo Boccia erano nati dall’accusa di quest’ultimo all’azionista che non ha fatto l’azionista e all’azienda che non ha fatto l’azienda. In sostanza Boccia scaricava sul milanese la gestione che ha portato a 49,8 milioni di perdite solo nei primi 6 mesi dell’anno e a circa 200 milioni in rosso. In attesa della nuova assemblea per nominare il consiglio di amministrazione e l’amministratore saranno Robiglio e Abete a preparare il progetto di risanamento.

“Faremo l’aumento di capitale” ha assicurato Robiglio, che è a capo della holding di partecipazioni Ebano, cassaforte delle società dell’imprenditore piemontese che operano nel settore editoriale e digital economy. L’orientamento è quello di ridurre tutti quei settori esterni all’attività editoriale su cui il business non ha dato i risultati sperati e quindi valorizzare l’identità del giornale.


di Sergio Menicucci