Saremo eretici, però...

martedì 11 ottobre 2016


Lei, Presidente Renzi, sul referendum una cosa giusta l’aveva fatta personalizzandolo, perché era evidente che la riforma fosse la sintesi della sua idea di democrazia. Era ovvio che dentro quel lavoro e la tecnica parlamentare usata per farlo approvare ci fosse (come c’è) tanto di lei. Perciò puntare tutto sulla sua approvazione, riconoscendosi in pieno nel risultato finale, non poteva che essere l’unica e più coerente scelta.

Lo sbaglio, Presidente Renzi, è stato tornare indietro, ritrattare, camuffare, cercare di togliersi come da un impaccio studiato e voluto da lei. Ecco perché ora sta molto peggio di prima, perché la gente l’ha capito e le crede ancora meno. Sperare di convincerla a votare “Sì”, puntando sul merito e sulla suggestione, non può funzionare.

Caro Renzi, ma lei pensa veramente che l’Italia sia un Paese di cretini, sprovveduti e incapaci? Crede davvero di poter scollegare il referendum dalla sua politica, dalle scelte che ha fatto fino ad ora e dalle promesse sbandierate? Signor Presidente, è veramente convinto che il referendum non c’entri niente col suo futuro e che questa sua convinzione possa diventare la nostra? Pensa sul serio di cavarsela sul giudizio popolare anche questa volta, invitando gli italiani a non pensare a lei?

No caro Presidente, gli italiani voteranno soprattutto su di lei ed è giusto che sia così, anche perché il pasticcio di riforma che presenta, nasce dal suo pensiero della politica e della democrazia. Il referendum che il popolo dovrà approvare o rifiutare non è stato elaborato e scritto da tutti, ma dalla sua maggioranza appiccicata ad hoc, che lei ha forzato e spinto a colpi di fiducia, ghigliottine, imposizioni e diktat.

Dunque, caro Renzi, come può pensare che lei nulla c’entri con la riforma? Non lo pensa lei e soprattutto non lo pensano gli italiani. Ecco perché giustamente la gente personalizza, perché dietro le decine di articoli che sottopone al vaglio popolare c’è tutto del suo stile politico, nulla di più e nulla di meno. Quello che lei chiama merito è un estratto del suo pensiero, ma gli italiani già lo conoscono bene, lo hanno visto applicato, anche perché a dire il vero lei non ha fatto nulla per nasconderlo, anzi.

Il suo modo, quello della volta buona, della rottamazione, del rifiuto per gli inciuci e dell’attenzione per gli elettori, gli italiani lo conoscono da quando è diventato Premier. Sennonché da quando è primo ministro, lei, gli italiani non li ha ascoltati mai, tanto è vero che adesso, che con il referendum è obbligato a farlo, ha paura. Ci sbagliamo Presidente? No, non ci sbagliamo, lei ha paura eccome e lo sa perché? Perché ha capito di averli illusi, delusi e su certe cose un po’ gabbati; dunque oggi li teme e cerca di svincolarsi. Troppo facile signor Presidente, lei non si può svincolare da un bel niente rispetto al referendum, come rispetto a tre anni di Governo fallimentare e di annunci. Se avesse voluto la riforma avrebbe potuto farla con tutto il Parlamento e non ci dica che non sarebbe stato possibile, perché certo che lo sarebbe stato se lei avesse avuto un’idea della democrazia diversa. Tutto nasce da lì, dal fatto che la riforma l’ha voluta cucire addosso alla sua taglia e fino ad un certo punto in parecchi l’hanno seguita, poi quando hanno capito che era troppo precisa sul suo drop, conoscendola, ci hanno ripensato, minoranza Pd compresa.

Caro Renzi, chi vuole che le creda oggi sul fatto che la riforma riguardi tutti ma non lei? Certo che riguarda tutti, ma siccome sembra fatta apposta per consentirle di dominare giusto una ventina d’anni, gli italiani la bocceranno provvidenzialmente. Per carità poi tutto è possibile e non si può escludere che vinca, tra l’altro per farlo lei ha messo in piedi una macchina da guerra, forse copiando un suo predecessore, Achille Occhetto, peccato però che anche allora andò male... Insomma, diciamoci la verità, lei se l’è cercata, eppure era partito bene, perché è intraprendente, preparato, capace e fuori dal comune, poi si è perso per strada per via della voglia di potere e di successo. Adesso è tardi, sta in ballo e deve ballare e comunque vada, colga del risultato la cosa più importante, che non sarà la sua vittoria o la sua sconfitta, ma la rilevanza del sentimento popolare.

Creda, caro Presidente, per noi che siamo inguaribili eretici la democrazia funziona così e senza il popolo o contro il popolo non si va da nessuna parte, non c’è escamotage che tenga, non c’è gioco di prestigio che valga e illusione che funzioni. Studi Renzi, studi da statista vero, le tornerà utile, cari saluti e buon lavoro.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca