giovedì 6 ottobre 2016
La maggioranza della stampa italiana aveva due opzioni di fronte al risultato del referendum ungherese sull’immigrazione: denigrare il premier nazionalconservatore Viktor Orbán per razzismo e liberticidio se il rifiuto dell’immigrazione fosse passato a larga maggioranza, oppure denigrarlo se non fosse riuscito nell’impresa. Alla stampa italiana interessa che abbia partecipato al referendum antiquote immigratorie europee solo il 43,23 per cento, mentre non le sembrò importante, 13 anni, fa che la partecipazione al referendum per l’ingresso nell’Unione europea coinvolgesse solo il 45 per cento.
I due risultati sono stati interpretati in senso opposto; il primo come il rifiuto dei più (assenti) alle misure antimmigratorie; il secondo come silenzio-assenso all’Europa da parte dei disertori delle urne. Non c’è niente da fare. Per la maggior parte della stampa essere democratici significa tappare bocca e legare mano all’elettore, che deve in ogni caso essere favorevole a immigrazione e Unione perché in caso contrario è un pericoloso squilibrato. Informano gli esperti che dal 1997 in Ungheria i referendum che superano il 25 per cento danno l’indirizzo al Parlamento (come un referendum consultivo in Italia). Quelli che superano il 50 per cento hanno potere deliberativo (come il referendum legislativo svizzero).
Dunque, l’83 per cento favorevole del 45 per cento dei votanti del 2003 (cioè l’effettivo 37 per cento del corpo elettorale) invitò il Parlamento ungherese all’adesione europea. Oggi il 98 per cento del 43 per cento (cioè l’effettivo 42 per cento del corpo elettorale) ha votato per cacciare gli immigrati. Non c’è dubbio che il Parlamento di Budapest, come avviò le misure per rispettare il risultato del primo quesito, farà lo stesso per il secondo in un Paese che non va a votare perché si fida ciecamente del popolarissimo premier.
Quindi la sconfitta subita da Orbán inventata dalla gran parte della stampa italiana è un fatto che non sussiste; come tante altre cose, dalla sconfitta presso la pubblica opinione Usa di Donald Trump nel confronto con Hillary Clinton; alla popolarità nel Partito Democratico al “Sì” al referendum italiano sulla Costituzione. La stampa ed i media italiani si sono abituati a mentire e non se ne accorgono nemmeno. La falsa testimonianza è ormai un atto di fede per la buona causa, come nel passato le testimonianze volute e strappate con la tortura inquisitoria.
di Giuseppe Mele