Pensioni giornalisti: ecco il giro di vite

martedì 4 ottobre 2016


Giro di vite per le prestazioni previdenziali dei giornalisti. Pensioni più leggere, aumento dell’età anagrafica per l’accesso alla pensione fino ad elevarla a 66 anni e 7 mesi nel triennio 2017-19, introduzione del sistema di calcolo contributivo a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo sulla base della legge 335/1995, introduzione di un contributo straordinario in via temporanea della durata di tre anni per tutti coloro che percepiscono una pensione pari o superiore ai 38mila euro lordi annui.

Via libera, quindi, del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi alla riforma delle prestazioni finalizzata alla sostenibilità della gestione e all’autonomia dell’istituto. Le decisioni sono state prese all’unanimità mentre due voti contrari si sono registrati sulla decisione del contributo straordinario. Temporaneo per tre anni ma anche quello straordinario per risanare le casse della Casagit era temporaneo ed ora è diventato fisso. È previsto anche un aggravio per gli editori a carico dei quali va il contributo aggiuntivo di disoccupazione dell’1,4 per cento a decorrere dal primo gennaio 2017 riferito solo ai rapporti di lavoro a tempo determinato instaurati per causali diverse alla sostituzione di personale temporaneamente assente. È stato deciso anche che in tempi brevi venga istituito un tavolo tecnico nell’ambito del quale portare avanti l’esame di alcuni temi che riguardano il finanziamento degli ammortizzatori sociali, l’agevolazione della gestione del turn-over aziendale mediante forma di flessibilità in uscita e un ulteriore revisione della disciplina di accesso al trattamento di disoccupazione.

Si tratta di un’operazione di austerità al fine di affrontare altri periodi di difficoltà e a far fronte al perdurare dello stato di crisi del settore editoriale che ha comportato una contrazione del 15 per cento dei rapporti di lavoro, un contestuale incremento del 30 per cento della spesa pensionistica e un continuo ricorso agli ammortizzatori sociali a carico dell’istituto. I giudizi sulla riforma sono amari. Per la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, “la riforma rappresenta un passo importante per la messa in sicurezza dei conti dell’istituto a fronte di una crisi del settore editoriale che non accenna ad attenuarsi. La stabilità prospettica dei bilanci è il fondamento principale dell’autonomia dell’ente di previdenza dei giornalisti e consente di garantire il futuro previdenziale delle generazioni più giovani.

Le misure chiedono un sacrificio a tutta la categoria proprio in nome di questo obiettivo comune”. Per il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, “gli interventi sono pesanti ma inevitabili. La grave crisi del settore si ripercuote negativamente sui conti dell’Inpgi che è tenuto per legge a garantire la sostenibilità e l’equilibrio del bilancio nel lungo periodo”. Per Lorusso l’approvazione delle misure è stata una grande assunzione di responsabilità. “Il confronto - ha aggiunto - deve adesso spostarsi in sede governativa dove è necessario avviare con urgenza un confronto sul rilancio dell’intero comporto. L’obiettivo deve essere quello di assicurare la tenuta del sistema, ristabilendo un equilibrio virtuoso tra entrate ed uscite nel mondo del lavoro, tutelando le giornaliste e i giornalisti che si trovano in situazioni di maggiore difficoltà”. Per i leader del sindacato, “senza la ripresa dell’occupazione e la lotta al precariato qualsiasi manovra risulterà inadeguata.

Il governo deve assicurare al settore gli strumenti anche di carattere economico per chiudere la fase di ristrutturazione ancora in atto e porre le basi per una ripresa solida e duratura”. Tutte le misure approvate dal Cda dell’Inpgi passano ora al vaglio dei ministri vigilanti. I provvedimenti sono stati presi mentre si è in attesa del piano industriale di Urbano Cairo per Rcs Mediagroup e la fusione tra il “Gruppo Editoriale l’Espresso” e l’“Italiana Editrice” (La Stampa-Secolo XIX) fa un passo avanti dopo il memorandum d’intesa siglato nel marzo 2016 e sulla quale la Fnsi ha ribadito che le operazioni di aggregazione non si traducano in economie di scala che comportino tagli all’occupazione, riduzione del pluralismo dell’informazione e dell’autonomia delle singole testate.


di Sergio Menicucci