sabato 10 settembre 2016
Se taluno ti dice che sei un ladro, indipendentemente se sia vero o falso, tu reagirai e la tua reazione sarà uguale e contraria (la terza legge della dinamica Newton secondo la quale “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”). Se accusi un intero movimento, partito, formazione politica di essere formata da tutti ladri, la reazioni scatenerà vaste masse di popolo, che non sopporteranno l’infamia di essere qualificate disoneste. La reazione svilupperà una guerra civile tra consociati viventi sullo stesso territorio. Le armi fanno meno male e meno danni delle guerre politiche, della vittoria dell’odio, delle offese alla dignità dell’altro. Le ferite dell’anima sono poco visibili, ma incancellabili. Tutto il rosario delle buone intenzioni, delle regole del buon vivere lasceranno il posto alla guerra civile. Gli appelli alla tolleranza, all’amore verso l’altro, all’incontro leale con l’oppositore politico, alla dialettica del confronto, alla responsabilità verso chi soffre, ai doveri verso i bambini, all’impegno verso le giovani generazioni cadranno nel vuoto. Riecheggiano le parole del poeta: “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura”.
Fratelli del Movimento 5 Stelle, avete ottenuto i voti per governare Roma, otterrete quelli per governare il Paese, ma non potrete svolgere il compito assegnato dai voti ottenuti, dalla speranza degli elettori di aver finalmente trovato i governanti giusti, perché si scatenerà la guerra civile, ritornerà il terrore, la barbarie prevarrà. La regola sarà la legge del taglione e gli stessi che vi hanno votato pretenderanno ciò che non è possibile dare. Oltre all’abisso in cui è caduta Roma e l’Italia, alla povertà, al disagio sociale, alla morte dei diritti, all’assenza dei doveri scorrerà il sangue politico e saranno i bambini, le mamme, gli ultimi a subirne per primi le conseguenze, essendo i più deboli. Vi hanno votato e vi voteranno perché hanno fede in voi, perché credono che siate diventati grandi politicamente, che avete appreso i saperi dell’arte della politica, che senza studiare conoscete le scienze dell’economia, della sociologia, la disciplina del diritto, la conoscenza della geologia, della medicina, dell’architettura, dell’ingegneria, dell’agronomia e soprattutto della antropologia culturale che studia gli usi ed i costumi dei popoli nel tempo e nello spazio.
Lo studio olistico dell’umanità. La cultura fa in realtà parte della natura umana: ogni persona ha infatti la capacità di classificare le proprie esperienze, di codificare simbolicamente tali classificazioni e di insegnare tali astrazioni ad altri. Poiché la cultura viene appresa, le persone che vivono in luoghi differenti avranno differenti culture. Attraverso la cultura le persone possono adattarsi al proprio contesto ambientale in modi non-genetici, cosicché persone che vivono in contesti ambientali diversi hanno spesso culture differenti; anzi, addirittura elementi comuni che purtuttavia tra le culture hanno quasi sicuramente significati diversi.
Cari fratelli del Movimento 5 Stelle, cari leader Di Maio, Di Battista, Taverna, Crimi, Lombardi, Fico e tutto quel variopinto popolo di nobili personaggi stellari, parlamentari per caso, paracadutati nelle aule istituzionali per effetto della comunicazione via web e dell’informazione del “vaffa”, avete trovano sostegno per la vostra elezione in Parlamento nelle penose performance televisive di quei due mercanti, giornalisti pubblicitari, Travaglio e la sua fotocopia Gomez e del solidale Giannini, che per oltre un decennio ci ha sfondato i timpani sulla teoria del “berlusconismo” e ci ha spiegato l’istituto giuridico della prescrizione. Ricordate? Mercoledì nero, l’ultimo strappo, atto di forza, tecnicamente eversivo e politicamente distruttivo, la trentottesima legge ad personam dell’età berlusconiana, queste le ricorrenti parole d’ordine dei potenti formatori della pubblica opinione. Al centro dei comizianti primeggiava il vicedirettore del quotidiano “La Repubblica”, al secolo Massimo Giannini, un nome una garanzia di stolte parzialità, di impertinente ignoranza, di oltraggiosa povertà. Sosteneva, il magister Giannini, che la riduzione dei termini prescrizionali per gli incensurati è una legge tagliata solo per i bisogni di un solo imputato e non per tutelare quelli di tutti i cittadini, citando di aver letto i testi del professor Travaglio.
Cari fratelli, il rispetto delle regole vale per tutti e per tutte le regole, non solo quelle scritte per la vita del movimento, e le generalizzazioni sono una vittoria precaria sulla infinita complessità dei fatti. La responsabilità penale, ma anche quella non penale, è personale, come insegnano i dotti magistrati. È facile accusare tutti di essere disonesti, tranne gli appartenenti al Movimento. Per non essere vigliacchi occorre fare nome e cognome del reprobo e non basarsi sugli avvisi di garanzia di questo o quel magistrato, che passa le veline al giornalista amico, ben sapendo che anche a seguito di un processo penale, che può seguire dopo le indagini preliminari (che dovrebbero essere svolte e non archiviare o rinviare a giudizio in assenza di una minima indagine), la verità di colpa o innocenza è solo probabile.
Siete a conoscenza che al Tribunale per i Minorenni di Roma ed in altri Tribunali italiani esiste un mondo di mezzo, forte di comitati di affari, di potenti camarille, favori di scambio, conflitti di interessi, deportazione nei lager di Stato, le cosiddette Case Famiglia, di bambini strappati ai propri genitori e maltrattati dai gestori delle strutture di rieducazione, i cui nominativi figurano tra i giudici dello stesso Tribunale per i minorenni o figurano le mogli, le compagne, gli amici e amici degli amici, che fanno affari sulla vita e sulla sofferenza di minori innocenti e sul dolore dei genitori, i quali vengono espropriati dello scopo della loro vita dalla tirannide del profitto e dalla crudeltà dell’affare? Parcelle da capogiro, flussi di denaro nel nome del bambino, un comitato d’affari chiuso ad ogni esame critico, forte dell’incontestabile prestigio della scienza psicologica, utilizzata da arroganti somari incaricati dal magistrato di turno. La traballante imparzialità dei magistrati viene ingannata dalla convinzione che le consulenze psicologiche poggiano sulle basi scientifiche della psicologia, verso la quale la fiducia è massima. I danni subiti dalle vittime (più spesso donne e bambini) hanno assunto una dimensione così alta che il grado di sopportazione ha determinato una protesta generalizzata in tutto il Paese.
Il macabro rituale dell’odio dell’ex, la tortura dettata dal pressappoco di esperti e consulenti, il défilé cimiteriale di procedimenti, procedure, imprecisate competenze, fantasiose interpretazioni delle norme sul principio che la legge è uguale per tutti è un déjà-vu tanto ricorrente da non destare più interesse se non fosse che quotidianamente le cronache giudiziarie lanciano nel web il bollettino di guerra dei cruenti decessi per femminicidio e dal mondo terracqueo giungono a getto continuo le notizie delle efferate torture del popolo delle donne di ogni etnia e Paese, che nonostante il copioso elenco di leggi e raccomandazioni internazionali continuano a versare sangue innocente sul fronte dell’uguaglianza e del diritto a vivere. La sindachessa Raggi ha ragione nel sostenere che le piste ciclabili sono molto importanti, ma a Roma i bambini, le donne, gli uomini per bene sono sottoposti a sofferenze insopportabili e non solo per la crisi economica.
Forse, e dico forse, cari fratelli stellari dovreste autoescludervi, presentatevi agli esami di riparazione, per una giusta regola di civiltà politica, di civiltà giuridica, di opportunità politica. Non morirete, come noi non siamo morti dopo esclusioni, mortificazioni, sofferenze, ci ripresenteremo, vi ripresenterete più maturi sul versante politico, data per indubbia l’onestà, ed insieme potremo fare anche la rivoluzione di idee ed azioni. È vero che la delusione, lo sconforto, la disaffezione politica non si cancellano con qualche regoletta in più o qualche promessa per il domani, ma neppure criminalizzando tutti di essere disonesti, incapaci, nemici del bene comune. Senza malizia, fratelli del Movimento 5 Stelle che, in ogni caso, avete scosso le coscienze.
di Carlo Priolo