Le Stelle cadenti

giovedì 8 settembre 2016


Malafede, leggerezza, sprovvedutezza, insomma quale che sia il motivo, dal più pesante al più leggero, per Grillo Roma sta diventando una Caporetto. Parliamo di Grillo perché in fondo buona parte della colpa è sua, sua per non aver concesso a Di Battista di candidarsi, sua per non aver previsto una squadra preparata ad hoc, sua per non aver capito che Roma è Roma. Del resto, che Virginia Raggi non fosse la scelta migliore si era capito subito, una breve esperienza nel Consiglio comunale non può bastare a prendere le redini di una città tritatutto come Roma.

Da mesi prima del voto era piuttosto chiaro che i Cinque Stelle avrebbero potuto vincere con facilità le elezioni capitoline, dunque c’era tutto il tempo per mettere in piedi qualcosa di speciale per la Capitale. Sta tutta qua la colpa di Grillo, non avere capito, voluto, interpretato il significato e l’importanza della corsa elettorale romana. Ecco perché adesso con quello che è successo e sta succedendo, il cammino del Movimento grillino è a dir poco arduo e comunque si risolva, la frittata sarà molto, ma molto indigesta. Oltretutto nemmeno a farlo apposta le questioni della crisi romana girano intorno ai capisaldi della sbandierata superiorità grillina, trasparenza, sincerità, sobrietà, affidabilità e virtù specchiata.

Bene, anzi male, non ce n’è una di queste caratteristiche dell’orgoglio grillino che, nel caso Roma, non sia stata disattesa clamorosamente e ripetutamente da tutti i personaggi coinvolti nelle note vicende. A questo punto, infatti, non si tratta solo ed evidentemente, di far dimettere questo o quello per ricomporre una squadra all’altezza della difficoltà di Roma, ma di rimettere in piedi l’intera credibilità dei pentastellati. Insomma, per Beppe Grillo su Roma si sta giocando la partita della vita, vincerla o perderla per lui può significare mandare a monte tutto il patrimonio politico, elettorale e in qualche modo morale accumulato in questi anni dal suo Movimento.

Comunque per Roma e per i romani, visto il disastro nel quale la città si ritrova, ovviamente c’è da augurarsi che il comico genovese sappia riprendere in mano la situazione una volta per tutte. Del resto l’alternativa sarebbe una crisi devastante, che potrebbe riportare i romani al voto e che avrebbe ripercussioni altrettanto forti sul panorama politico nazionale, che pure sta messo come sta messo. Comunque sia e ammesso che finisca bene con il ripristino di una Giunta in grado di affrontare subito le emergenze capitoline, da oggi in poi i Cinque Stelle non saranno mai più gli stessi di prima. Sarà difficile credere alla loro diversità, alla loro capacità, alla loro lontananza dagli accordi e dalle pastette di potere e alla mancanza di logiche correntizie.

Ecco perché Grillo da questo momento non potrà più stare fuori o a lato del Movimento, né potrà defilarsi di fronte alle responsabilità di un impegno diretto e ufficiale, insomma non potrà più fare il guru fuori dai giochi. Staremo a vedere come finirà, resta l’amarezza di aver detto già da tempo che nei Cinque Stelle, assieme a tante cose commendevoli e positive, convivevano altrettante cose la cui opacità non prometteva affatto bene.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca