mercoledì 7 settembre 2016
Massimo D’Alema ha aperto la campagna per il “No” al referendum con la manifestazione al Cinema Farnese di Roma. Lo ha fatto con decisione che, del resto, aveva già mostrato in diversi interventi nel corso dell’estate.
La decisione di D’Alema rende ancora più evidente e, quindi, più grottesca e ridicola, l’indecisione amletica di Pier Luigi Bersani che pare continui a meditare sui dilemmi tra un “Sì” quasi entusiastico (se Matteo Renzi gli farà “vedere” una riforma dell’“Italicum” – perdonate questo brutto e bugiardo vocabolo) ed un “Sì” mesto e sconsolato (se invece non gliela farà manco vedere) e, magari, tra un “No” sottobanco ed un “No” comunicato agli amici fidati se un’improvvisa dose di coraggio verrà a scuoterlo dal suo torpore.
D’Alema ha pure comunicato la costituzione di un Comitato per il “No” della sinistra, alla cui presidenza ha indicato Guido Calvi, cui facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro. Ora tocca al centrodestra ad aprire la sua campagna per il “No”, una campagna già annunciata da tempo, che non si attende perciò altro che diventi concreta e faccia, anzitutto, battere in ritirata e svanire le velleità “nazareniche” delle quali “Il Foglio” e Claudio Cerasa sono stati per qualche mese i grotteschi corifei. La pretesa di Fedele Confalonieri di “commissariare” anche Silvio Berlusconi, oltre che Forza Italia, non sembra finita: ora propone un “Nazareno di non belligeranza”. E, fino a che la partita non sarà decisa, c’è da aspettarsi che non manchi chi, da quella parte, cercherà comunque di “remare contro”.
L’altro giorno, leggendo i comunicati Ansa sulla manifestazione al Farnese e sul discorso di D’Alema, non abbiamo potuto fare a meno di pubblicare l’avviso dal titolo: “Truffatori!”. Ad assicurarci di non aver esagerato è arrivato il commento di uno dei nostri amici a quel nostro “avviso”. Dice: “Ho letto tre volte l’avviso e non l’ho proprio capito”. Le sconsigliamo di leggerlo ancora una quarta e, magari una quinta volta. In latino si dice: “ad impossibilia nemo tenetur” e le possibilità sono soggettive. Ma se c’è qualcuno che, anche leggendo e rileggendo il titolo dei comunicati Ansa, benché con quanto su di essi avevamo scritto, non è capace di vedere il falso rappresentato dall’attribuire a D’Alema l’affermazione che è il referendum e non il progetto di revisione costituzionale a costituire un imbroglio ed a spaccare il Paese, significa che “l’artificio o raggiro” di chi ha redatto quei titoli era idoneo a trarre in inganno qualcuno, non importa chi, e di quale acume intellettuale dotato, per trarne il profitto dell’attenuazione, quanto meno e della confusione circa il significato dell’evento.
Se abbiamo perso e perdiamo tempo a rilevare cose del genere è perché riteniamo che questo sarà il metodo della campagna per il “Sì”. Ora dovrebbe essere la volta di Berlusconi e di Forza Italia. Ci attendiamo una solenne sbattuta di una porta in faccia al “Nazarenismo” dei Confalonieri e pedissequi Cerasa. Non possiamo sperare che da Berlusconi e dai suoi, tutte persone assai ben educate, si usi nei confronti di questa gente il linguaggio che le nostre radici romanesche ci fanno considerare più facile ed adeguato. Basterà che, nel loro stesso interesse, non si facciano comunque prendere per fessi.
di Mauro Mellini