Di che tutela parliamo?

venerdì 15 luglio 2016


Sulle banche e in particolare sul Monte dei Paschi di Siena nessuna novità, paga Pantalone come sempre, come con tutti gli ultimi Governi, con le tasse si pagano le vergogne del pubblico e del privato.

Del resto gli italiani sono abituati a questo tipo di estorsioni fiscali per tamponare, salvare, ricapitalizzare, in un modo o nell’altro, aziende e gruppi di ogni tipo, in ogni settore. È successo con l’auto per decenni, con le partecipazione statali, con le municipalizzate, con carrozzoni che mandati ramengo da amministratori lottizzati, impreparati, disonesti e quant’altro, hanno scaricato sulla collettività i danni e i costi. Dunque, ancora una volta per tenere a galla il Mps, come se non fosse già successo appena quattro anni fa con Mario Monti, gli italiani in qualche modo saranno chiamati a fare fronte con il proprio sudore. Altro che tutela dei risparmiatori, il risparmio da noi comunque espresso è stato sempre oggetto di espropri di Stato, oppure di furti privati e potremmo fare un elenco infinito dei crac che alla fine hanno pesato nelle tasche degli incolpevoli cittadini.

Al contrario, in Italia se c’è una cosa che mai è stata tutelata, come Costituzione vorrebbe (sarà per questo che vogliono cambiarla), è proprio il risparmio frutto di sacrifici e di lavoro. Ecco dunque il motivo di un peso fiscale come pochi al mondo, ecco il motivo della guerra fra Stato e contribuenti, ecco il motivo dello sfascio del nostro sistema Paese. Le tasse, infatti, altrove servono sia a restituire servizi di qualità alla gente e sia a consentire quegli investimenti necessari alla crescita collettiva, da noi a pagare ruberie, tappare buchi, rincorrere il debito. Con le nostre tasse si sono pagati stipendi e privilegi milionari di una casta mediocre e spesso corrotta, si sono pagati costi sociali di aziende mandate in malora da amministratori incapaci, si sono finanziati progetti faraonici studiati ad hoc per gli amici. Da noi la fiscalità è servita esattamente per il contrario della sua ragione, per questo anziché redistribuire ha creato diseguaglianze e debito a go-go.

Non solo, ma per rendere il fisco socialmente più accettabile, si è creata Equitalia, di cui il solo nome suscita esasperazione, visto che di equo non c’è niente di niente in quella struttura. In Italia, infatti, dal Nord al Sud, solo a parlare di “fisco amico” si rischia il linciaggio. Questo è il risultato della dissennatezza della politica e della classe dirigente nostrana. Da decenni si passa di salvataggio in salvataggio, intervento pubblico su intervento, prelievo su prelievo, solo per mettere a posto oltretutto male e posticciamente, scandali e mala gestione. È sempre successo così, tanto è vero che da noi la frase paga Pantalone è più conosciuta della pizza e degli spaghetti, una frase solo nostra che all’estero fa venire i brividi. Altrove, infatti, certo che esistono gli interventi pubblici in casi straordinari, ma sono sempre ultimativi, trasparenti, utili e soprattutto rispettosi del denaro collettivo. Sta tutta qui la grande differenza fra la serietà di alcuni Paesi è la vergogna di altri, il rispetto, la tutela e la considerazione che si ha del denaro frutto delle tasse pagate dai cittadini. Ed è questa la ragione della frattura totale che in Italia si è creata fra Stato e contribuenti, fisco e cittadini, una frattura che è diventata un problema e un allarme sociale che se non risolto porterà alla rivolta fiscale.

Inutile dunque chiedersi come mai i grillini crescano esponenzialmente, come mai l’astensionismo cresca, come mai gli italiani non ne possano più. Il Monte dei Paschi di Siena sarà salvato nel solito modo italiano, come sono state salvate, incorporate, trasformate e ripulite centinaia di aziende decotte. Ma oggi il vero problema è quello di salvare l’Italia, gli italiani e il loro lavoro per chi ha la fortuna di averlo. Siamo insomma a un bivio e ormai l’ipocrisia, la suggestione e le promesse servono a poco, capirlo o non capirlo farà la differenza sull’importanza della voce e del sentimento popolare.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca