Congresso a settembre: Radicali nel caos

venerdì 15 luglio 2016


Dal primo  al tre di settembre si svolgerà all’interno del carcere di Rebibbia, luogo simbolo della politica radicale degli ultimi vent’anni, il primo Congresso del Partito radicale transnazionale. Convocato, su iniziativa dell’attuale tesoriere Maurizio Turco, da un terzo degli iscritti. E questa è la prima volta che avviene una cosa del genere.

Fermi tutti però. Perché la “Galassia” è spaccata in due, se non in tre. E dopo che a Radio Radicale è stato annunciato l’evento sono subito partite le contromosse dei “non pannelliani”. Da una parte il tesoriere dei Radicali italiani, Valerio Federico, che dai microfoni della stessa emittente sostiene che “questo congresso non s’ha da fare”, e questo perché il terzo degli iscritti, come da statuto del partito transnazionale per evitare scalate ostili last minute, va calcolato nei sei mesi precedenti alla convocazione. Quando gli iscritti erano circa mille e non gli attuali trecento. Che non essendo né giovani né forti rischiano comunque di nascere morti. Poi Valerio Federico dice anche che un congresso in un carcere come Rebibbia, al di là della valenza simbolica che a nessuno sfugge, non si potrebbe comunque fare perché le esigenze di sicurezza sono tante e tali da inficiare il diritto dei singoli militanti di partecipare attivamente.

Come se non bastasse, negli stessi giorni che a tutti gli iscritti, militanti e simpatizzanti radicali, arrivava la lettera di convocazione del primo congresso del Prt convocato da “un terzo degli iscritti”, giungeva al medesimo parterre una lettera di Mario Staderini, già segretario dei Radicali italiani e oggi boniniano convinto, cioè fautore del cambio di passo politico partecipativo della galassia radicale nella realtà italiana, in cui veniva convocato proprio per la giornata di ieri, 14 luglio, presa della Bastiglia (o “della pastiglia” come dicono i sarcastici commenti che si sentono al civico 76 di via di Torre Argentina), la riunione del Senato dei presidenti dei soggetti della galassia radicale.

Si legge nella convocazione decisa formalmente da Niccolò Figà Talamanca, responsabile di “Non c’è pace senza giustizia”, che “il Senato è l’organo che per statuto subentra in caso di inadempienze degli organi statutari limitatamente agli atti necessari al ripristino della legalità statutaria”. Implicitamente e anche esplicitamente, quindi, si dice che il Partito radicale transnazionale e transpartito è inadempiente. E infatti al primo punto dell’ordine del giorno si legge di “subentro Senato ad organi del  Prntt inadempienti, limitatamente agli atti necessari a ripristinare la legalità statutaria”. Mentre il secondo punto dell’ordine del giorno della riunione, come al solito pubblica, parla del congresso del partito transnazionale che invece è già stato convocato.

Va ricordato per onestà che il Senato dei presidenti fu una trovata di Marco Pannella di alcuni anni orsono che serviva a tenere centralizzata la galassia radicale. E infatti proprio il più che compianto Super Marco fu per un bel po’ di tempo il “presidente del Senato dei presidenti”. Solo che oggi la questione si è ingarbugliata vieppiù passando dal “caos calmo” al casino vero e proprio. Per giunta agitatissimo. Difficile capire come tutto ciò andrà a finire.

Certo, il pragmatismo para-boniniano sta diventando sempre più aggressivo nei confronti degli idealisti-lealisti pannelliani che hanno in Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Matteo Angioli, Laura Harth ed Elisabetta Zamparutti i più convinti sostenitori. A ben vedere anche questo caos, più o meno calmo, è un’eredità pannelliana. Solo che, al contrario delle lotte e dell’immagine politica del più grande uomo politico dal dopoguerra ad oggi in Italia, questa voce va posta nelle “passività”. Quelle che si accettano con il “beneficio di inventario”.


di Dimitri Buffa