La grande trappola del parlar d’altro

mercoledì 13 luglio 2016


Con tutte le cavolate e le torbide manovre sugli “spacchettamenti”, i rinvii del voto, l’abbinamento con la legge elettorale, la “minaccia” (?) di Renzi di andarsene a casa se vince il “No”, l’esultanza degli altri all’idea che debba farlo davvero, le “mediazioni” impossibili e le ruffianate sempre possibili, il “nuovo” che è bello ed il “vecchio” che è noioso, un risultato Renzi, i suoi custodi e precettori di Confindustria e gli squallidi ed ambigui sostenitori del “Sì”, un certo successo lo hanno ottenuto e lo stanno ottenendo: si parla d’altro.

Si parla d’altro che della cosiddetta riforma, del suo contenuto, delle cavolate che la caratterizzano, del meccanismo sconnesso, complicato, di incerta interpretazione ed attuazione che le nuove regole (si fa per dire) comporterebbero, mettendo questa nostra povera Repubblica alla mercé di chi le regole se le vuol fare da sé a suo quotidiano uso e consumo.

L’impudenza interpretativa dimostrata nei giorni scorsi da fantasiosi ruffiani del regime renziano con i loro tentativi di eludere la prova del fuoco del referendum, di rinviarlo, di “subordinarlo” ai comodi del Governo e del partito di Renzi, ci dà la misura dell’uso che della Costituzione impasticciata dall’invereconda riforma Boschi-Renzi questi signori saprebbero fare.

Il nostro amico Andrea Granata qualche giorno fa ha fatto una cosa semplicissima: ha messo sulla sua pagina Facebook fianco a fianco il testo dell’articolo 72 della Costituzione vigente e quello che ci propone la cosiddetta riforma. Basta un’occhiata per rendersi conto che Renzi è un bugiardo quando disinvoltamente e spudoratamente afferma che la “riforma” rende più facile, semplice e rapido fare le leggi. I sette diversi “percorsi” legislativi, magistralmente messi in evidenza da Pasquino già più di un mese fa, sembrano fatti apposta per creare conflitti, contestazioni, ricorsi per incostituzionalità formale di una quantità di leggi. Per non parlare del “buco nero” del Senato, che non si capisce come farebbe a funzionare. C’era una volta un proverbio, espressione di un crudo “razzismo” di classe: “Al contadino non lo far sapere quant’è buono il formaggio con le pere”. Perché non era “roba per contadini” ma per “Lorsignori”. Oggi questi “riformatori” pasticcioni sembrano voler parafrasare quel proverbio: “All’elettore non lo far sapere che lo stanno pigliando pel sedere”.

Quindi parlare d’altro. E parleranno d’altro fino al giorno del voto, aggiungendo sempre nuove minacce di finimondo se dovesse vincere il No. Non dobbiamo cadere nella trappola. I pasticci per rinviare, subordinare, spacchettare, castrare il referendum, in sé vergognosi e meschini, debbono essere respinti anzitutto perché sono il “parlar d’altro” degli imbroglioni, dei riformatori somari ed in malafede che vogliono impedirci di votare quanto e come si deve. Vorrebbero farci votare al buio. A tutti i Comitati per il No, che non vorranno rimanere delle sigle e fare quel che un comitato deve fare, consigliamo di far conoscere il contenuto della riforma dell’imbroglio. È la migliore propaganda per il No.


di Mauro Mellini