sabato 9 luglio 2016
Plagio, vessazione e apatia (Capitolo 45) - La politica progetta la libertà dei popoli e gli ordinamenti degli Stati progettano la politica. Alla reclusione fisica, che non è l’unica forma di restrizione della libertà, si aggiungono molti soprusi che la modernità evolve in modo “raffinato”.
È di moda la democrazia, ma essa si presta all’ambiguità e certi sistemi politici pongono detta nobile parola in cima alla terminologia del plagio per sfruttare il popolo; il regime politico italiano è ignobilmente tra essi e i cittadini, nonostante l’incombenza di una letale spada di Damocle, sono ogni giorno più incapaci di opporsi e difendersi. La democrazia non può che promuoversi e confermarsi attraverso precisi meccanismi, ma il popolo bolla tutto come complesso e non percorre più l’impegno della conoscenza. Siamo sempre d’accordo nel riconoscere che l’esperienza e la competenza siano la base di ogni impegno in qualsiasi attività umana ma, stranamente, riteniamo spesso che la politica sia praticabile in modo emotivo e non razionalmente. Assumendo come verità, la verità che più ci eccita e ci piace, noi rinneghiamo l’intelligenza. La democrazia, già nel suo significato etimologico, prevede il popolo quale massimo protagonista, ma se il popolo se ne lava le mani o si mette a presumere delle assurdità, allora la democrazia si trasforma in un regime ambiguo che punta a sottomettere lo stesso popolo e a inculcargli convinzioni, linguaggi, logiche e atteggiamenti che lo rendono politicamente perdente e ininfluente. Nella principio, per esempio, dell’unione che faccia la forza, il concetto di moltitudine prevale sul concetto di preparazione … ma una massa “superficiale” non può essere potente neppure nella ribellione, dunque, trasfigura la forza in stupida veemenza. L’idea più inutile della politica popolare di oggi, è supporre che il “rumore” renda forti.
Si è creata una logica popolare patologicamente incapace di suggerire azioni di rivalsa politica efficaci, ma anche una mentalità che dissacra tutto, fuorché l’idolatria per quella logica insensata. Una democrazia falsa e deviata come quella italiana, lascia scorrazzare chiunque dove vuole, ma crea dei girovaghi che cedono all’apatia e altri che s’illudono di trovare spazio nell’arroganza della presunzione. Da una parte ci sono le nostre istituzioni ingorde e ormai nemiche del popolo, mentre dall’altra ci si sfoga nell’orribile trappola dell’inconcludenza. Sembriamo in cammino verso il brutto futuro descritto nei libri dell’Apocalisse.
In quest’assurda contingenza, qualsiasi cosa può essere infangata, denigrata e offesa, perché ci mostriamo incapaci di riorganizzare anche le più elementari forme di reciproco rispetto. Nei capitoli n.43 e n.44, abbiamo affermato che gestire un partito senza farselo “espropriare”, sia una delle possibilità di rivalsa popolare, inoltre, in più occasioni precedenti del corso, abbiamo descritto come sia possibile non farsi gabbare nei congressi; conoscendo i meccanismi descritti, il popolo potrebbe essere protagonista e non perdere ciò che gli appartiene.
La nostra preannunciata “ripresa in diretta” di un congresso tipo, inizierà tra pochissimi capitoli.
di Giannantonio Spotorno